REGGIO EMILIA – I comprensibili abbracci, tra le lacrime. Gli altrettanto comprensibili silenzi. In ogni caso, una pagina importante perché molto attesa, al di là del merito della sentenza.
L’esplosione dell’inchiesta è datata 27 giugno 2019, l’inizio del processo 8 giugno 2022. L’aula di Corte d’Assise ieri era divisa a metà, fisicamente e metaforicamente: da una parte un folto gruppo di sostenitori degli imputati tra parenti, amici e professionisti in ambito sociale e sanitario, assieme agli imputati stessi, solo alcuni dei quali presenti, e ai loro avvocati; dall’altra i legali delle parti civili, ovvero i famigliari dei minori che l’accusa ritiene siano stati ingiustamente dati in affidamento nonché associazioni e comuni reggiani, e la procura, col pm Valentina Salvi affiancata dal procuratore capo Calogero Paci e da altri colleghi in aula come spettatori.
La frase “aspettiamo le motivazioni” non è un ritornello da avvocati, è quello che occorre fare prima di istruire i ricorsi che sicuramente ci saranno: tra 90 giorni procura e legali delle parti civili leggeranno il perché del pronunciamento del collegio presieduto da Sarah Iusto che, nel dispositivo, lascia poco spazio ai distinguo. Dei 14 imputati, 11 sono stati assolti, e tra loro Nadia Bolognini, che era accusata di aver provocato danni nei bambini con la sua psicoterapia; tre le condanne, lievi rispetto alle richieste e con pena sospesa: per Federica Anghinolfi, l’ex responsabile dell’area minori dei servizi della Val d’Enza, che da sola era alla sbarra per 85 dei 100 capi d’imputazione totali, due anni per falso riguardante una questione amministrativa del bilancio; per l’assistente sociale Francesco Monopoli un anno e 8 mesi per dichiarazioni false al tribunale civile; per la neuropsichiatra Flaviana Murru 5 mesi per rivelazione del segreto d’indagine.
Claudio Foti, dopo la condanna a 4 anni del primo grado, era già stato assolto in Appello e poi in Cassazione; Andrea Carletti, l’ex sindaco di Bibbiano diventato il volto mediatico della vicenda, nonchè bersaglio politico degli oppositori, era uscito di scena con l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio di cui era chiamato a rispondere. E’ finito solo il primo di tre gradi di giudizio, ma è innegabile che una riga sia stata tirata.
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