BIBBIANO (Reggio Emilia) – Nel corso del processo appena iniziato e che mira a stabilire la verità su alcuni allontanamenti di minori in val d’Enza, ritenuti illeciti dalla procura a causa di presunte relazioni manipolate da alcuni operatori dei servizi sociali, sfileranno tantissimi testimoni. Tra questi, tanti famigliari, ognuno di loro con la propria storia. Ma ce n’è una che è già un caso: è la vicenda che vede un 52enne da una parte presunta parte offesa e dall’altra accusato di violenza sessuale aggravata dal grado di parentela.
L’uomo infatti, difeso dall’avvocato Giuseppe Caldarola, a ottobre tornerà in aula come imputato: il sostituto procuratore Maria Rita Pantani ha chiesto per lui sei anni, e l’accusa è di aver molestato la figlia oggi 11enne dal 2015 al 2018. La ragazzina non è mai stata allontanata da casa. All’epoca interpellati da un educatore scolastico, furono Federica Anghinolfi e Francesco Monopoli, due dei principali imputati nel processo affidi, ad entrare in contatto con la ragazza, proponendo per lei psicoterapia presso il centro La Cura.
Secondo il legale difensore, l’11enne fu suggestionata dagli operatori sociali, “prova ne è – dice Caldarola – che la giovanissima e la madre sono testi per l’accusa nel processo affidi”. Nel contesto, l’ulteriore aspetto controverso è la posizione del padre: inizialmente ammesso tra le parti civili dal giudice Dario De Luca, è stato nelle ultime ore escluso dalla corte del processo per una questione di legittimità. Non è detto che non rientri nell’elenco se la sentenza del processo a suo carico sarà a suo favore.
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