BOLOGNA – La stessa richiesta di pena: ergastolo, per tutti e quattro gli imputati, ritenuti dall’accusa a vario titolo responsabili dei due omicidi di ‘ndrangheta che infuocarono l’autunno reggiano del 1992, quelli di Nicola Vasapollo e Giuseppe Ruggiero. La procura, in questo caso la procura generale di Bologna visto che parliamo della requisitoria del processo di secondo grado, persevera nei suoi obiettivi, fortemente convinta dell’impianto accusatorio che inchioderebbe, per Lucia Musti e Beatrice Ronchi applicata all’appello, Angelo Greco, Antonio Lerose, Antonio Ciampà e il boss Nicolino Grande Aracri.
Solo quest’ultimo fu condannato in primo grado poco meno di un anno fa come mandante, ma del solo omicidio Ruggiero. Assolti invece per entrambi i delitti gli altri tre, “per non aver commesso il fatto”. Ronchi, durante la requisitoria, ha parlato di un “clamoroso granchio” preso dai giudici di primo grado quel 2 ottobre 2020, definendo la sentenza della Corte di assise di Reggio “mal fatta, sbagliata”.
L’accusa è per gli omicidi volontari, premeditati e aggravati dal metodo mafioso, avvenuti il 21 settembre e il 22 ottobre di 29 anni fa a Pieve Modolena e a Brescello. Il contesto era la faida tra cosche per l’egemonia sul territorio: il gruppo Vasapollo-Ruggiero si contrapponeva a quello Dragone-Grande Aracri-Ciampà-Arena. In palio c’era in particolare il controllo del traffico di droga, e non solo in Emilia-Romagna. Sappiamo come poi sia stata la cosca Grande Aracri a prendere il sopravvento.
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