REGGIO EMILIA – Al centro di questa campagna elettorale c’è un grande tema che è quello della sanità. E ha creato parecchio dibattito la proposta di Gianluca Vinci, deputato del Carroccio, lanciata dagli studi di Telereggio, di incrementare i servizi sanitari privati, sul modello della Lombardia. Ma che cosa significa “privatizzare la sanità”? Che conseguenze possono esserci per una provincia di Reggio? Cerchiamo di approfondirlo.
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Dalla collaborazione alla competizione, dall’integrazione dei servizi al libero mercato. E al centro la salute dei cittadini. Spingere verso la privatizzazione della sanità significa invertire la rotta di un percorso costruito in più di 40 anni di servizio sanitario nazionale e che ha portato l’Emilia Romagna ai vertici di tutte le classifiche sulla valutazione dei servizi. Lo vedremo.
Oggi nelle strutture private dell’Emilia Romagna si conta il 20% del totale dei ricoveri. Un dato che a Reggio Emilia è pari al 10% suddiviso tra Salus Hospital e Villa Verde, due centri che collaborano con il pubblico per integrarne i servizi in una logica di rete.
Secondo le parole dell’onorevole Vinci, la Lega vorrebbe portare questa percentuale al 50%, sul modello della sanità lombarda. E’ un sistema che punta su centri di eccellenza ma in competizione tra loro per accaparrarsi i pazienti; strutture che possono offrire metodiche e tecnologie all’avanguardia, ma che non puntano su progetti non sempre remunerativi, come gli screening per la prevenzione delle malattie oncologiche e i programmi sulla salute della popolazione; una strada che porta inevitabilmente verso l’impoverimento della sanità territoriale, che qui si fa carico dei malati cronici.
La qualità della sanità in Emilia Romagna è universalmente riconosciuta. Ad esempio, secondo l’indagine della Fondazione Gimbe, il gruppo italiano per la medicina basata sulle evidenze, sull’erogazione dei livelli essenziali di assistenza, la nostra regione si piazza al vertice della classifica nazionale con il 92% di adempimenti. Ma il riconoscimento arriva anche dall’ultima analisi del ministero della Salute, in base alla quale l’Emilia Romagna è al secondo posto e la Lombardia al quinto. Una ricerca che fa riferimento al 2018, quando al Governo c’erano i 5 Stelle insieme alla Lega.
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