REGGIO EMILIA – Stanno cercando di impedire al fratello di Saman di deporre. Lo stanno facendo tramite minacce e pressioni che arrivano dal Pakistan direttamente sul telefono del ragazzo.
Lui, 18 anni compiuti a febbraio e 16 quando è diventato il teste chiave della procura di Reggio, ha consegnato le chat ai carabinieri. Nei messaggi gli viene chiesto di tornare in patria anche solo per un breve periodo, o di andare in Spagna: dovunque, ma lontano dall’Italia e dall’aula della Corte d’Assise di Reggio, dove il ragazzo venerdì 27 ottobre racconterà la sua versione.
Chi sono queste persone? Per ora è contro ignoti l’inchiesta aperta per minacce dal procuratore capo Calogero Paci. I messaggi sono anche piuttosto recenti. Nazia, la madre di Saman e del giovane, pare stia comunicando con lui tramite intermediari e ci sarebbero anche chiamate che non sono state intercettate con una zia, sempre da parte di madre.
Una testimonianza molto attesa, quella del 18enne e più di una volta rimandata: il ragazzo è chiamato a ripetere quello che ha riferito ai militari già a maggio 2021 e quindi poco dopo l’uccisione di Saman, ovvero che era stato lo zio Danish a uccidere la sorella, e anche durante un incidente probatorio.
Ma è emerso come il giovane fosse anche allora in contatto con i genitori latitanti, quindi le difese hanno chiesto e ottenuto di risentirlo in aula. Il suo avvocato, Valeria Miari, ha fatto istanza affinché l’esame avvenga in modalità protetta e quindi in un’aula diversa rispetto a quella in cui si trovano gli imputati, a cominciare dal padre e dallo zio.
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