NEW YORK (Stati Uniti) – E adesso che succede? Dopo il disastroso dibattito di giovedì notte, in cui Joe Biden è apparso fragile e poco lucido, è la domanda che tutti si fanno pensando alle elezioni del 5 novembre e alla nuova sfida con Trump. “A preoccupare i leader mondiali – ci spiega la giornalista reggiana Valeria Robecco, corrispondente per l’Ansa e numerose altre testate alle Nazioni Unite a New York – sono le condizioni di salute del presidente degli Stati Uniti”.
Essendo comunque il Presidente e volendo essere il futuro Presidente della democrazia più importante del mondo, chiaramente il fatto che possa sembrare debole e non al 100% presente costituisce preoccupazioni molto serie”.
I big democratici, Clinton e Obama, si sono schierati al fianco di Biden, ma oggi il presidente ha portato la famiglia e Camp David, e insieme alla moglie Jill sta valutando la possibilità di fare un paso indietro. Scelta però tutt’altro che facile, per il complesso meccanismo elettorale americano, e che nessuno può imporgli: “E non c’è nessun candidato forte che possa portare ad una vittoria dei democratici a novembre. Poi c’è il tema della raccolta fondi, che è nelle mani di Biden”.
Se Biden dovesse ritirarsi, la data ipotizzata è quella della festa dell’indipendenza, il 4 luglio, toccherebbe ai delegati nominati alla convention Democratica in programma tra il 19 e il 22 agosto decidere chi scegliere come candidato. Di nomi, se ne fanno tanti, ma la decisione vista dall’America, è molto meno scontata di quanto sembri dall’Emilia: “La situazione per una eventuale sostituzione è molto complessa e secondo me non molto probabile. Però bisogna aspettare di vedere cosa accadrà nei prossimi giorni”.