REGGIO EMILIA – Martedì, 20 maggio al Tecnopolo alle ore 18 Marco Ferrari presenterà il suo libro “Il partigiano che divenne Imperatore”, in dialogo con Arturo Bertoldi, presidente di Istoreco.
Il libro racconta la storia incredibile di Ilio Barontini: un fantasma si aggira per l’Europa e per l’Africa. È il fantasma di un uomo che guida le Brigate internazionali in Spagna e poi attraversa i deserti del Sudan. Un fantasma che diventa imperatore d’Etiopia per conto di Hailé Selassié e guida i partigiani abissini contro i fascisti italiani. Questo fantasma ha un nome, quello di Barontini appunto.
Tra saggistica e romanzo, “Il partigiano che divenne imperatore” (Laterza 2025) dello scrittore Marco Ferrari narra le avventure di tre antifascisti italiani, reduci dalla guerra di Spagna, scelti dai servizi segreti francesi e britannici per organizzare la resistenza in Etiopia agli occupanti fascisti. Si trattava di Ilio Barontini, di Anton Ukmar e dello spezzino Domenico Bruno Rolla. Barontini (Cecina, 28 settembre 1890 – Scandicci, 22 gennaio 1951) venne nominato vice imperatore d’Abissinia: perseguitato dal fascismo, fuggì da Livorno nel 1931, raggiunse nell’apparato clandestino del PCd’I a Parigi, si trasferì in Unione Sovietica e nel 1936 fu inviato nella guerra di Spagna diventando l’eroe della battaglia di Guadalajara, dove le brigate internazionali sconfissero i fascisti.
A Parigi venne scelto da etiopi, francesi e britannici per una missione rischiosissima: organizzare le forze partigiane abissine che dovevano resistere alla conquista fascista. Barontini formò un esercito di oltre 250 mila uomini composto da piccole formazioni mobili e venne nominato dal Negus, in esilio in Gran Bretagna, vice-imperatore di Abissinia.
Rientrato in Europa, Barontini organizzò la resistenza prima in Francia e quindi in Emilia-Romagna e partecipò alla liberazione di Bologna. Nel 1946 per il PCI divenne deputato all’Assemblea Costituente nella circoscrizione di Pisa e Livorno e, nel 1948, venne eletto al Senato della Repubblica, dove fu segretario della commissione Difesa. Morì a Scandicci nel 1951 all’età di 60 anni in un incidente stradale.