REGGIO EMILIA – “A volte ci accusano (anche me) di esserci ritirati dal ruolo civile e intellettuale, politico-culturale, per ripiegare su noi stessi. Il bello è che sono d’accordo, nella sostanza. Potrei però rispondere che semmai è la politica che si è ritirata da un ruolo civile”. Parole di Marcello Veneziani, anno 2020. Ed è in effetti un Veneziani in fase più intimista quello di questi ultimi anni, meno “ideologico” rispetto a quando negli anni ’90, lui catalogato come emergente intellettuale di destra, rivendicava gli spazi di quell’area nel dibattito culturale.
“L’amore necessario” è il titolo del suo ultimo libro, presentato a Reggio Emilia in un incontro organizzato dall’associazione Balder guidata da Marco Eboli. A proposito della sua collocazione politico-culturale, “ora che la destra è alla guida del governo – ha scritto recentemente Veneziani – lo posso dire senza timore di passare per opportunista o per voltagabbana: finitela con l’etichetta di intellettuale di destra. Quella definizione, doppiamente grottesca, non ha alcun senso, oggi più di ieri, e comprime in una collocazione rigida e ottusa un percorso di pensiero, di opere, di vita e di cultura, attraversamenti e aperture”.
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