REGGIO EMILIA – Il dato emerso dalla relazione sull’attività del 2024 della Direzione investigativa antimafia di Bologna ha colpito: l’Emilia-Romagna, che nell’opinione comune non è ancora considerata ‘terra di mafia’, è terza in Italia dopo Campania e Sicilia per numero di interdittive emesse. Ben 109, con i settori dell’edilizia e dell’autotrasporto a farla ancora da padroni, tallonati dal terziario. Ma il livello successivo di considerazione conferma ancora una volta l’esistenza di quello che, nel 2023, il Sole24Ore definì ‘il caso Reggio Emilia’, anche se di casuale non c’è nulla.
Di questi 109 provvedimenti, 81 portano la firma di Maria Rita Cocciufa, prefetto di Reggio. 81 solo nel 2024. Significa, facendo una banale media, che nel resto della regione, compreso il capoluogo, sono state emesse 3 interdittive e mezzo a provincia. Vuol dire che a Bologna, Modena o Parma, per non parlare della Romagna, le infiltrazioni malavitose sono minime rispetto a Reggio? Certo che no, e le cronache quasi giornaliere lo confermano. Ma i fenomeni vanno fatti emergere.
Le interdittive non sono il frutto delle indagini dei magistrati, non fotografano reati o ipotesi di reato: sono strumenti amministrativi emessi dopo aver riconosciuto, sondato e approfondito rapporti, frequentazioni e interessi comuni. Provvedimenti preventivi contro i quali ovviamente si può ricorrere, basati sulla valutazione di possibili collegamenti con la criminalità organizzata. I numeri reggiani sono dunque il frutto di un’attività attenta sul tema, iniziata dal prefetto Antonella De Miro nel 2009 e continuata senza sosta dai suoi successori Raffaele Ruberto, Maria Forte, Iolanda Rolli, con 323 interdittive emesse. Adesso c’è Maria Rita Cocciufa.
In Corso Garibaldi una squadra di sette tra funzionari e collaboratori nel tempo si è altamente specializzata. Lavorare su questo ‘è una scelta – ci dice il prefetto – e io la considero una priorità assoluta. Vuol dire investire tempo e risorse per assumere elementi, ascoltare persone, redigere memorie, convocare gruppi interforze che durano ore e ore. Consideriamo che le imprese in provincia sono circa 50mila. Siamo consapevoli della delicatezza dell’attività, che ha a che fare con i lavoratori – dice ancora il prefetto – Questo è solo un pezzo, che riguarda gli appalti nel settore pubblico. Poi però c’è il privato, dove le aziende possono continuare a lavorare’. Da Cocciufa la stessa rilevazione che, con preoccupazione, ha più volte fatto il procuratore capo Calogero Paci: “Non arrivano né denunce né segnalazioni di reati spia”, dice il prefetto.
Reggio Emilia antimafia prefetto interdittive Maria Rita CocciufaInterdittive antimafia, su 109 in regione ben 81 arrivano da Reggio. VIDEO