REGGIO EMILIA – Sono migliaia le richieste che arrivano alla prefettura da parte di aziende o stazioni appaltanti per avere le certificazioni antimafia. Quasi 3mila le liberatorie rilasciate lo scorso anno, a fronte di 38 dinieghi o interdittive.
“L’iscrizione alla white list è chiesta dalle imprese, mentre la stazione appaltante chiede informazioni o comunicazioni antimafia alla prefettura quando vengono superate determinate soglie. Da qui parte in iter procedurale”, ha spiegato il prefetto Iolanda Rolli.
La prefettura lo scorso anno ha avuto oltre 7mila richieste di liberatorie antimafia, da parte di aziende per lavorare con la pubblica amministrazione in settori più a rischio di infiltrazioni – dalla movimentazione terra ai trasporti, dall’edilizia alla gestione dei rifiuti – e da parte di ditte appaltanti. Circa un migliaio sono state archiviate subito, ad esempio quelle di aziende che hanno cessato l’attività. “Se dalle verifiche non emergono irregolarità, viene rilasciata una liberatoria – ha aggiunto il prefetto – Nel 2021 ne abbiamo concesse 2.800”.
Se invece emergono irregolarità, le richieste vengono sottoposte al gruppo interforze che si riunisce mediamente due volte al mese e a ogni seduta esamina circa 4-5 posizioni. “Questo gruppo è composto dalle forze di polizia, dalla Dia e dal Girer per la ricostruzione post sisma”. Quando le irregolarità vengono confermate, scatta il diniego di iscrizione alla white list o l’interdittiva antimafia.
Dal suo insediamento, nell’agosto del 2020, il prefetto Rolli ne ha firmate 73, di cui 28 dall’inizio di quest’anno. “Un numero elevato, che ci pone a confronto di situazioni dell’Italia meridionale. Sono il frutto di ciò che ci stanno restituendo i processi Aemilia e Grimilde”.
La prefettura ha poi rinnovato e incrementato i protocolli antimafia con i Comuni e la Provincia per l’edilizia privata. “Non c’è più limite di soglia, ma un controllo a campione almeno del 10% delle pratiche”, ha concluso la Rolli.
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