REGGIO EMILIA – Le imprese di costruzioni fanno i conti con la presenza della criminalità organizzata nel settore. Lo fanno a viso aperto, nel corso di un incontro promosso insieme dalla Cassa Edile e dalla Prefettura. Gli amministratori – l’assessore regionale con delega alla Legalità Elena Mazzoni e il sindaco di Reggio Marco Massari – raccontano il lavoro delle istituzioni a tutela delle imprese sane.
Il procuratore capo Calogero Gaetano Paci, con una relazione analitica e molto apprezzata, passa in rassegna quegli elementi che, per un imprenditore, devono suonare come campanelli d’allarme nel rapporto con gli interlocutori: la disponibilità di ingenti capitali liquidi, i prezzi anomali, le partnership opache, le pressioni per le forniture. Le indagini e i processi hanno dimostrato che il nostro territorio è già stato interessato prima dall’infiltrazione e poi dal radicamento della criminalità organizzata. “Dobbiamo evitare di arrivare alla presenza strutturale – spiega Paci – perché sarebbe un esito infausto. Dobbiamo evitare di superare questa linea rossa, che potrebbe essere senza ritorno”.
Tra i protagonisti dell’incontro il prefetto Maria Rita Cocciufa, che l’anno scorso ha firmato 81 delle 109 interdittive antimafia emesse in Emilia-Romagna. Nei primi sei mesi di quest’anno se ne sono aggiunte altre 39. Nonostante questi numeri, ha detto il prefetto, “la ‘ndrangheta è a Reggio come è altrove”. “Qui è successo qualcosa di più – sottolinea Cocciufa – la pentola è stata scoperchiata. Però una cosa la devo dire: quello che manca sono le denunce. Denunce non ce ne sono. Né per estorsione, né per usura.
Particolare attenzione è stata dedicata al ‘badge di cantiere’, che consente di monitorare la presenza di manodopera nei cantieri pubblici contrastando fenomeni di dumping contrattuale. Reggio sta facendo scuola in Italia, con 26 cantieri coinvolti per un valore di 70 milioni di euro. Ma i recenti rinnovi dei contratti nazionali hanno riservato un’amara sorpresa: un’azienda che vince un appalto in un’altra provincia non è tenuta ad iscriversi alla locale Cassa Edile. E’ un elemento che rischia di far traballare il meccanismo messo a punto a Reggio. E il prefetto non è rimasta con le mani in mano. “Siccome non ci possiamo far passare sulla testa questa cosa come se niente fosse, ci siamo mossi. E’ suonato un campanello d’allarme. Non potevano rimanere inerti”.
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