POVIGLIO (Reggio Emilia) – Le piantine crescevano bene e rigogliose perché erano state posizionate in una serra in cui aria, luce e acqua arrivavano perfettamente e nella giusta quantità. Un impianto di areazione, irradiamento e irrigazione davvero studiato nei minimi particolari, peccato che fosse stato realizzato in modo abusivo in un casolare abbandonato. E le piantine? Marijuana.
A scoprire quella che hanno ribattezzato ‘una vera e propria fabbrica della marijuana’ sono stati i carabinieri di Poviglio. 500 piante dell’altezza di circa 30 cm, quindi piantate da poco, crescevano tra le vecchie mura di un casolare abbandonato in via Pessina, nella frazione di Sant’Anna. L’impianto funzionava perché l’ingegnoso proprietario della droga, per ottenere l’energia elettrica necessaria, si era allacciato abusivamente a un palo dell’illuminazione pubblica. L’elettricità arrivava tramite un cavo a un contatore posto a ridosso dello stabile. Ma è stata proprio la società erogatrice dell’energia a segnalare ai carabinieri uno strano sovraccarico, che risultava provenire dal casolare in teoria disabitato.
Sono scattati allora gli appostamenti, anche utilizzando il drone a disposizione della polizia provinciale. Ma il responsabile era già riuscito a fuggire e nessuno nelle scorse ore si è più avvicinato al casolare. Così i carabinieri sono entrati e hanno trovato al piano terra le oltre 500 piantine ancora molto giovani, vista la loro altezza, a riprova che la fabbrica era stata avviata da qualche settimana. Era stato realizzato nel reparto produttivo della ‘fabbrica della marijuana’ un impianto di aerazione, irradiazione, irrigazione ed erano in fase di ultimazione i lavori per il reparto essiccazione. Tutto il materiale, del valore di oltre 100.000 euro, è stato sequestrato insieme alle piante e al cascinale stesso. Al piano superiore il ‘custode della droga’ aveva ricavato il suo alloggio, con un letto e altri arredi, lasciati in tutta fretta per poter fuggire. Le indagini ora proseguono per a risalire a coloro che gestivano il business fiorente. I proprietari dell’immobile disabitato sono risultati essere estranei all’illecita attività. I militari dovranno anche cercare di capire quale fosse la destinazione della marijuana in produzione: probabilmente era destinata al mercato del nord Italia.
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