REGGIO EMILIA – I temi legati all’occupazione femminile a Reggio Emilia, in particolare in seguito alla pandemia, sono stati al centro del convegno promosso da Lapam Confartigianato. Il quadro che emerge è preoccupante.
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Calano del 3% le donne occupate in provincia di Reggio Emilia. Il divario rispetto agli uomini si manifesta nei salari: una donna in un anno guadagna il 34% in meno. I dati che fotografano un 2020 drammatico per l’imprenditoria femminile sono stati presentati durante il convegno promosso da Donne Impresa Lapam, gruppo che associa 2.500 imprese in rosa. Alla guida è stata eletta Rita Cavalieri.
Sono 10mila le imprese gestite da donne nel reggiano, una su quattro è artigiana. Lo scorso anno, le donne occupate erano invece 106mila, un calo del 3% rispetto al 2019, un dato in controtendenza con quello maschile che registra una diminuzione del 3,8%. I dati presentati da Lapam dimostrano poi una stretta correlazione tra il tasso di occupazione femminile e la percentuale dei bambini di età compresa tra gli 0 e i 2 anni che usufruiscono dei vari servizi dell’infanzia, rendendo quanto mai evidente quanto questi siano necessari per incentivare il lavoro femminile. Rispetto al gap salariale di genere, si è calcolata una differenza di 10mila euro sulla retribuzione annua, come dicevamo pari al 34% in favore degli uomini. “La resilienza delle donne è stata fondamentale in questo periodo – dice l’associazione – ma occorre si faccia di più: non è possibile che una donna che ha un progetto imprenditoriale sia meno considerata di un uomo”.
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