REGGIO EMILIA – “Piena trasparenza, lealtà e doverosa collaborazione”. Questo fanno sapere i vertici della questura di Reggio. La stessa squadra mobile è stata incaricata dalla procura di indagare sui tre colleghi delle volanti ora sospesi perché accusati di falso in atto pubblico e depistaggio.
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Disattenzioni ed errori oppure la volontà di chiudere in fretta e sommariamente il cerchio attorno a un’escalation di episodi di cronaca?
La procura di Reggio propende per la seconda ipotesi, tanto che ha, per mesi, indagato sui tre poliziotti che avevano contribuito all’arresto di quelli che erano stati indicati come i responsabili di alcune rapine messe a segno la scorsa primavera in zona stazione. Due giovani di origine gambiana che in precedenza avevano avuto guai con le forze dell’ordine e che erano stati rintracciati in pochi giorni in seguito a una violenta rissa alle ex Reggiane, ma sono entrambe cose irrilevanti in questo contesto d’indagine, visto che l’accusa ritiene che contri di loro siano stati verbalizzati elementi di prova falsi.
E’ stata un’inchiesta delicata. La procura, in segno di fiducia e stima, ha incaricato proprio la squadra mobile di indagare sui colleghi delle volanti. “Da parte nostra, piena trasparenza, lealtà e doverosa collaborazione sin da subito” fanno sapere dalla questura. Sono stati i sostituti Marco Marano e Jacopo Berardi a coordinare l’indagine sui tre agenti, due uomini e una donna, adesso sospesi per un anno; sempre loro avevano coordinato l’inchiesta relativa alle rapine di aprile. Due i colpi in particolare su cui ci si è focalizzati, dopo una segnalazione arrivata sull’operato dei tre agenti: quello del 17 aprile, quando una donna era stata derubata del cellulare nel sottopassaggio della stazione di piazzale Marconi, e quello del 22 aprile, quando sempre una donna era stata rapinata della borsetta in piazzale Europa. I tre agenti sono accusati di falso in atto pubblico e depistaggio: avrebbero falsificato le modalità di riconoscimento da parte delle vittime e riferito che uno dei due arrestati era stato trovato con indosso un indumento descritto dalle rapinate, invece non sarebbe così.
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