REGGIO EMILIA – Un patteggiamento, una condanna e un’assoluzione. Si è concluso così, con questa sentenza del giudice per l’udienza preliminare Luca Ramponi, il processo di primo grado a carico di tre membri della polizia di Stato di Reggio alla sbarra per falso e depistaggio. La vicenda risale allo scorso novembre e le accuse si riferiscono al presunto operato degli agenti nella primavera del 2020, quando raccolsero prove, secondo la procura, in maniera non corretta, verbalizzando falsità e arrestando persone nell’area della stazione che sembra non c’entrassero nulla con due rapine che invece venivano loro attribuite. L’unico ufficiale dei tre, un sovrintendente con 37 anni di esperienza alle spalle, ha detto di aver voluto dare elementi alla procura su cui lavorare: era rappresentato dall’avvocato Alessandro Conti e ha patteggiato un anno e dieci mesi. L’assistente capo, difeso da Matteo Marchesini, aveva detto in aula di aver solo eseguito delle indicazioni: i sostituti procuratori Marco Marano e Jacopo Berardi avevano chiesto per lui due anni e due mesi e la condanna, pena sospesa, è stata di un anno e undici mesi. Assolta invece, a fronte di una richiesta di un anno e quattro mesi, perché “il fatto non costituisce reato”, la poliziotta delle volanti coinvolta e rappresentata da Ernesto D’Andrea. Il legale ha dimostrato come non esistesse dolo a carico della sua assistita, che aveva firmato verbali non compilati da lei o che si era trovata la propria firma fatta da qualcun altro.
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16 luglio 2021Falso e depistaggio i reati contestati. Un anno e 10 mesi di reclusione la pena concordata dall’unico ufficiale dei tre. Condannato a un anno e 11 mesi un assistente capo. Niente dolo per una poliziotta delle volanti












