REGGIO EMILIA – Nel corso del dibattimento terminato oggi con la sentenza di primo grado ci sono state tante testimonianze e, tra queste, quelle degli agenti nei confronti dei quali il collegio ha riconosciuto come sia stato commesso un reato.
Uno di loro non riusciva più a dormire la notte, un altro era arrivato a licenziarsi. Il terzo aveva resistito, ma per tutti lo stato di stress e di disagio psico-fisico era notevole. L’hanno detto in aula, nel corso del dibattimento. L’unico reato riconosciuto, e punito, dal collegio giudicante è stato quello a danno di tre dei cinque agenti della polizia locale della Val d’Enza costituitisi parte civile e che avrebbero subìto, con le conseguenze che dicevamo, un abuso di mezzi di correzione e disciplina da parte del loro vice comandante Tito Fabbiani.
La corte ha stabilito una provvisionale di 2mila euro ciascuno. Soddisfatto l’avvocato che li ha rappresentati, Ernesto D’Andrea: “Per noi la sentenza è giusta – il commento – Le cose patite dai miei assistiti sono state dimostrate; per fare un processo civile attenderemo, la prassi è automatica”. La corte ha stabilito che anche un quarto agente, che non si è costituito parte civile, abbia subìto lo stesso trattamento, mentre non ha riconosciuto i fatti per altre due parti civili, un’agente donna e un altro collega. “Ce lo aspettavamo – ha detto D’Andrea – Per una, le contestazioni partivano successivamente, per l’altro non era così chiaro”.
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