REGGIO EMILIA – Martedì 13 febbraio. La Commissione parlamentare antimafia ascolta Giuseppe Amato, procuratore capo di Bologna. Il tema è il radicamento della ‘ndrangheta al nord. Il numero uno della Direzione distrettuale antimafia viene sottoposto a un fuoco di fila di domande. I parlamentari della destra si muovono compatti: insinuano che una parte politica, la sinistra, sia stata risparmiata dalle indagini sulla ‘ndrangheta, da Aemilia in giù. Dubbi, congetture, suggestioni, finché Pietro Pittalis, deputato sardo di Forza Italia, mette nel mirino Graziano Delrio e sgancia la bomba: “Immagini fotografiche che riprendono un ex sindaco, collaboratori dell’ex sindaco, stringere la mano al boss Nicolino Grande Aracri“.
Insomma, il 29 aprile 2009 Delrio è stato fotografato a Cutro mentre stringeva la mano al boss Grande Aracri, ma gli inquirenti hanno girato la testa dall’altra parte e hanno fatto finta di niente. Per molto meno, attacca Pittalis, c’è gente che è finita in carcere. Se questa non è la prova di una magistratura che indaga a senso unico…
Facciamo un passo indietro. Il 29 gennaio 2015, il giorno dopo gli arresti dell’operazione Aemilia, la procura di Potenza intercetta una conversazione tra Gianluca Gemelli, compagno del ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi, e Valter Pastena, consulente del Ministero. Pastena, riferendosi all’operazione Aemilia, dice a Gemelli: “Hai visto il caso di Reggio Emilia? Finito ‘sto casino usciranno le foto di Delrio a Cutro con i mafiosi […] Chi ha fatto le indagini è il mio miglior amico […] Tieni conto che i carabinieri sono venuti a portarmi il regalo in ufficio”.
Un anno dopo, il 7 aprile 2016, l’intercettazione finisce su tutti i giornali. Delrio, che in quei frangenti è ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, presenta un esposto alla procura di Roma. Il procuratore capo Giuseppe Pignatone acquisisce informazioni dalla Dda di Bologna e compie accertamenti attraverso il comando provinciale dei carabinieri di Roma e il servizio centrale operativo della polizia di Stato, ma le foto di Delrio con Grande Aracri non saltano fuori. Infine, il 26 maggio 2016 Pignatone convoca Valter Pastena in procura. E Pastena cosa fa? Porta con sé le foto che gli hanno dato i carabinieri? No. “In realtà – mette a verbale – ho solo fatto lo sbruffone per accreditarmi come persona importante agli occhi del ministro Federica Guidi […] Nessun appartenente all’Arma dei carabinieri mi ha mai parlato di Delrio a Cutro”.
Il 22 giugno 2016 la Procura di Roma archivia tutto: le uniche foto di Delrio a Cutro, si legge nel decreto, ritraggono il sindaco di Reggio in fascia tricolore insieme agli amministratori locali che lo avevano invitato. Ma come? E le foto con Nicolino Grande Aracri, quelle viste dal parlamentare di Forza Italia Pittalis, anzi quelle che tutti hanno visto?
Per concludere, bisogna aggiungere che, se nell’aprile 2009 Delrio avesse voluto stringere la mano a Nicolino Grande Aracri, avrebbe dovuto varcare l’ingresso del carcere di Catanzaro, dove il boss era detenuto.
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