REGGIO EMILIA – La Relazione annuale 2014 della Direzione nazionale antimafia aveva riproposto, per la nostra regione, una mappa che vedeva l’influenza della ‘ndrangheta radicata in Emilia arrestarsi alle porte di Bologna e della Romagna ed espandersi invece verso la Bassa lombarda e il Veneto. L’Antimafia elogiava le interdittive delle Prefetture di Reggio e Modena e deplorava l’atteggiamento di quei politici che le criticavano. Un passaggio della Relazione, in particolare, aveva mandato su tutte le furie Carlo Giovanardi, senatore modenese del centrodestra, all’epoca membro della Commissione parlamentare antimafia. Il passaggio è questo: “Non inutile sarebbe una maggiore cautela nel disapprovare provvedimenti di organi amministrativi dello Stato [..…] con censure che creano disorientamento nella collettività [..…] concorrendo a determinare la erosione della legalità […..] Un imperdonabile errore, quando di errore si tratti”.
A Giovanardi, critico implacabile delle interdittive, queste parole non andavano giù. Il 19 settembre 2014, durante una riunione straordinaria della Commissione antimafia in Prefettura a Bologna, attaccò con nome e cognome il magistrato che aveva scritto la relazione, polemizzando sulle interdittive con i Prefetti di Bologna e Modena e con il Questore di Bologna. Una settimana dopo, il 25 settembre, insieme ad alcuni colleghi, Giovanardi presentò un’interpellanza in Senato in cui chiedeva se il Governo condividesse le affermazioni di quel magistrato della Dna. Il 17 ottobre criticò la relazione durante un incontro con i vertici provinciali dei Carabinieri di Modena, che aveva voluto vedere per convincerli a cambiare posizione sull’esclusione dalla white list della ditta Bianchini di Finale Emilia. E il giorno dopo, il 18 ottobre, nel corso di un faccia a faccia con la famiglia Bianchini, raccontò che in Commissione antimafia aveva fatto mettere a verbale che l’autore di quelle pagine doveva “vergognarsi”.
Il magistrato che avrebbe dovuto vergognarsi era Roberto Pennisi, consigliere della Direzione nazionale antimafia che ha partecipato alla fase iniziale dell’indagine Aemilia. Per paradosso, molti anni dopo Pennisi sarebbe diventato il beniamino di alcuni ex imputati del processo Aemilia, che lo hanno posto in contrapposizione – lui ha detto in modo strumentale – a Marco Mescolini. Forse è un caso, forse no, sta di fatto che quando è venuto nei giorni scorsi a Reggio per un incontro pubblico, Pennisi ha voluto rileggere parola per parola un passaggio di quella sua relazione del 2014: proprio quello che aveva fatto infuriare Giovanardi. (13/continua)
Guarda tutte le puntate precedenti
Reggio Emilia Modena processo Aemilia 'ndrangheta politica interdittive antimafia Carlo Giovanardi Roberto Pennisi