REGGIO EMILIA – Richieste alla Procura di aggiornamenti sull’esito delle indagini, istanze per prelevare copia degli atti, solleciti, nuove consultazioni alla ricerca di prove: l’atteggiamento della Dda di Bologna rispetto all’informativa su Maria Sergio, trasmessa il 6 febbraio 2013 dal procuratore capo Giorgio Grandinetti, per come risulta dalle carte appare assai lontano da quello volutamente descritto da taluni nelle polemiche delle settimane scorse.
Il comandante del reparto operativo dei carabinieri, Vittorio Boccia, ipotizzava connessioni tra l’indagine Aemilia, in corso da due anni, e una vecchia inchiesta della Procura di Reggio, l’indagine Brick, puntando il dito in particolare contro Maria Sergio che pure in quella indagine non era mai stata coinvolta. Il maggiore Boccia denunciava anche illeciti da parte della dirigente comunale nella vendita di terreni in largo Blasetti e in via Tassoni.
Dapprima Marco Mescolini, titolare dell’indagine Aemilia, rispose a Grandinetti che tra le due indagini non c’erano punti di contatto: diverse le persone, diverse le vicende sotto la lente. E comunque nei fatti su cui stava indagando Reggio mancava l’elemento mafioso, tant’è vero che l’inchiesta era cominciata nel 2006 proprio in seguito alla trasmissione di atti dalla Dda di Bologna alla Procura di Reggio per competenza territoriale. Mescolini chiese comunque di essere tenuto aggiornato. Così il procuratore capo di Reggio aprì un procedimento nei confronti di ignoti e l’8 aprile 2013 mandò i carabinieri in Municipio per acquisire la documentazione relativa alla vendita dei terreni di largo Blasetti e di via Tassoni.
Ma all’inizio del 2016 due fatti cambiarono lo scenario. Il 23 gennaio il Carlino pubblicò la notizia che Vecchi e la moglie, nel 2012, avevano comprato casa da un imprenditore edile, Francesco Macrì, che tre anni dopo era stato coinvolto nell’indagine Aemilia. E il 2 febbraio lo stesso giornale ricevette e pubblicò la lettera di minacce al sindaco di Reggio scritta dal carcere da Pasquale Brescia, detenuto con l’accusa di associazione mafiosa. Al tribunale di Reggio il processo Aemilia stava per cominciare: tutto doveva essere riesaminato. Cominciarono alcuni mesi di continue pressioni della Dda sulla Procura di Reggio. Lo racconteremo nella prossima puntata. (7/continua)
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