REGGIO EMILIA – E’ proprio vero che virgole e metrica in poesia fanno tutto. O quasi. Mentre scrivo questa manciata di righe per dire super bene di “Poesie d’amore a una stronza”, di Pier Francesco Grasselli, sto leggendo Rifiorire, una lirica appassionata che può sgorgare soltanto da un uomo ancora molto innamorato, in preda agli spasmi che il cuore annebbiano e che egli spiega nella poesia che sta a fianco a questa, Dopo una telefonata. “Udito hai il mio richiamo” io non l’ho letto d’un fiato, come andrebbe fatto, ma con una virgola subito dopo udito, come se l’autore si rivolgesse all’udito affidandogli una consegna. Naturalmente è un errore, naturalmente è un delirio il mio, ma potrebbe perfino andare nello stesso discorso dell’autore. Il quale in questo libro accorato, pieno all’inizio della gioia d’amore e che scivola poi nel suo contrario, un dolore che cresce impetuoso e cocente il cui naturale e momentaneo approdo è una rabbia senza consolazione, si apre come poche altre volte gli è successo, per mettersi a nudo attraverso la sofferenza d’amore, nella quale alla fine non ha nemmeno paura di specchiarsi per cercare di capire chi è, e ripartire da lì, per una risalita perigliosissima che avrà come meta finale la conquista di se stesso. Un se stesso nuovo, trasformato, più consapevole e coraggioso, ma non necessariamente più cauto. Se è vero, come si dice, che la poesia dice cose che in prosa suonerebbero intollerabili, qui c’è tanta verità riguardo il sentimento d’amore sviluppato nelle sue quattro fasi cruciali, un inferno che evidentemente occorre attraversare per risalire in superficie. Ma c’è anche tanta, tantissima ironia, che sfiora la satira, della quale Pier Francesco è dotato e che non è soltanto un’ancora di salvezza, ma un aspetto della sua personalità.
Da leggere, in qualsiasi momento della vita.
Maria Giulia Dolcini
Il «Trittico» composto dalle poesie Ti voglio, Ti odio, Ti amo, letto dallo stesso autore
Reggio Emilia Pier Francesco Grasselli Poesie d'amore a una stronza