REGGIO EMILIA – Come era stato previsto, è tornata la neve sull’alto Appennino. Una buona notizia anche dal punto di vista delle riserve idriche. Resta tuttavia da vedere la dimensione che raggiungeranno gli accumuli nevosi da qui alla primavera prossima. Un aspetto fondamentale per la gestione dell’acqua nei mesi caldi, anche di quella fornita dagli acquedotti.
“Ci sono gruppi di sorgenti dove le portate sono inferiori rispetto alla media del ventennio – ha spiegato Chiara Ziveri, responsabile Impianti Potabili Iren – altri gruppi di sorgenti le cui portate hanno un po’ recuperato. Le falde acquifere sono più basse rispetto all’inizio del 2022, è chiaro che abbiamo una certa ridondanza di fonti”.
Al momento, nessun particolare campanello d’allarme, ma il monitoraggio constante è d’obbligo. Sono sotto osservazione le risorse idriche che alimentano gli acquedotti sul territorio reggiano. Diverse sorgenti e falde mostrano i segni di due anni particolarmente siccitosi. Il 2023 in montagna è cominciato con alcuni acquedotti rurali prosciugati, per via di un inizio d’inverno con temperature miti e con scarse precipitazioni. Il calo della colonnina di mercurio di questi giorni e i fiocchi sul crinale riportano alla normalità la situazione meteorologica.
Resta, tuttavia, l’incognita delle risorse idriche in vista della prossima estate. In quella del 2022 sul nostro territorio il razionamento dell’acqua ha interessato l’agricoltura, mentre ordinanze anti-spreco sono state emanate per l’utilizzo idropotabile. Da cartina al tornasole ha fatto l’acquedotto della Gabellina, che serve 35mila abitanti di vari comuni della parte sud della provincia. Verso metà luglio risultava dimezzata, rispetto alla media del periodo, la portata delle sorgenti da cui dipende. “Si è comunque riusciti a far fronte all’alimentazione dell’acquedotto senza l’intervento delle autobotti”, ha detto Ziveri.
Come già accaduto un anno fa, Iren si appresta a pianificare gli interventi delle autobotti risultate necessarie la scorsa estate sull’Appennino parmense e piacentino. “Sulla provincia possiamo alimentare con autobotti in maniera autonoma, perché possediamo autocisterne aziendali, ma possiamo appoggiarci anche a fornitori esterni”, ha chiarito Ziveri.
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