REGGIO EMILIA – “Assistiamo a un aumento delle concentrazioni, soprattutto del particolato PM10, quasi tutto di origine secondaria. Quasi l’88% delle PM10 è costituito dalle PM2.5, la frazione fine di particolato che si va a formare per meccanismi di generazione secondaria in atmosfera”. Così Luca Torreggiani, responsabile del monitoraggio qualità dell’aria di Arpae.
Si accumulano le PM 2.5, ovvero le particelle più leggere di inquinanti, quelle che rimangono più a lungo in sospensione e che per questo finiamo per respirare di più, col danno conseguente legato alla loro maggiore pericolosità per la nostra salute visto che essendo più sottile, questo pulviscolo entra più in profondità nei polmoni.
“La situazione emergenziale perdurerà anche noi prossimi giorni, per quanto riguarda i provvedimenti. L’accumulo al quale stiamo assistendo può essere rimosso grazie a dei rimescolamenti verticali dell’atmosfera che portano a riabbassare le concentrazioni”.
Fino al due gennaio restano in vigore le limitazioni previste per i comuni sopra i 30mila abitanti. Oltre al divieto di circolazione per i diesel Euro 5 è scattato lo stop ai fuochi d’artificio. Gran parte delle polveri al momento rilevate non è tuttavia dovuta alle combustioni. Si tratta soprattutto di particolato secondario, formato da processi chimico-fisici che coinvolgono composti organici volatili, ossidi di azoto e zolfo e ammoniaca, originata quest’ultima in particolare dagli allevamenti intensivi. “Gas precursori che possono reagendo tra loro passare dallo stato gassoso allo stato solido formando delle microparticelle. E’ il processo principale di formazione del particolato nel bacino padano”.
Se il 2022 si era chiuso con Reggio seconda in regione per numero di sforamenti, se n’erano contati 65, l’anno che sta per terminare sarà invece da incorniciare: “Da quando si misurano le Pm10 è il primo anno che Reggio rispetta i valori limiti per le Pm10. Il numero di giornate con sforamenti sarà inferiore alle 35 concesse dalla normativa, al massimo si arriverà a 34″.
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