REGGIO EMILIA – Iren aggiorna il piano industriale. La potenza di fuoco è notevole: quasi 6 miliardi e mezzo di euro da qui al 2030. Ma la distribuzione delle risorse è stata rivista rispetto all’impostazione pensata alcuni anni fa dall’allora amministratore delegato Gianni Vittorio Armani.
Al centro dell’attenzione oggi ci sono le reti dei mercati regolati, come il servizio idrico integrato e la distribuzione di energia elettrica, lo sviluppo del teleriscaldamento e il trattamento dei rifiuti urbani, con la realizzazione di tre nuovi termovalorizzatori.
Perdono di importanza, invece, nei progetti di Iren, l’installazione di campi fotovoltaici e la realizzazione di impianti di trattamento dei rifiuti per il recupero di materia, come quello inaugurato due anni fa lungo l’A1. Per la nostra provincia, in concreto, il piano significa 135 milioni di euro di investimenti per l’ammodernamento del sistema acquedottistico e di depurazione e 65 per le reti del gas e del teleriscaldamento.
L’obiettivo è quello di investire in modo più selettivo, concentrando le risorse su quei settori che assicurano un ritorno più elevato e prevedibile. “È una visione di lungo periodo – dice Moris Ferretti, vice residente esecutivo del gruppo Iren – che combina responsabilità industriale e innovazione, con l’obiettivo di generare valore duraturo per i territori in cui operiamo e per le generazioni future”.
I conti dei primi nove mesi dell’anno, approvati dal consiglio di amministrazione, vedono i ricavi a quota 4,8 miliardi, in crescita del 16 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. L’utile di pertinenza degli azionisti sale a 219 milioni, beneficiando anche di una serie di circostanze favorevoli. L’indebitamento finanziario netto ammonta a 4,3 miliardi, circa 200 milioni in più rispetto alla fine dell’anno scorso. I dipendenti sono quasi 12mila.
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