REGGIO EMILIA – L’epidemia di peste suina si sta spostando pericolosamente: dalla Romania e, più in generale, dai paesi dell’Est Europa, ora ha raggiunto la Germania che con 40 milioni di capi è il maggior produttore del Vecchio Continente. I cinghiali selvatici sono tra i vettori principali della malattia, che se arrivasse anche in Italia sarebbe un colpo letale per la suinicoltura locale, già alle prese con difficoltà economiche.
“Non potendo esportare la carne al di fuori del mercato europeo – ha detto Antenore Cervi, presidente provinciale di Cia – questa malattia invadrà l’Italia. Tra l’altro, dovendo poi svendere poiché è chiaro che quelle zone andranno depopolate”.
Un caso di peste suina africana in Italia, che normalmente importa circa il 40% dei capi, comporterebbe il blocco delle esportazioni di prosciutti e più in generale dei prodotti suinicoli. “L’effetto lo pagheremmo anche noi – ha aggiunto Certvi – e lo stiamo già vedendo. Questi, di norma, sono i mesi di maggior remunerazione dai nostri suini per la salumeria invernale, invece di fatto abbiamo quotazioni che sono appena al di sopra della sufficienza”.
Che cosa chiedete? “Un’altissima attenzione alla sorveglianza, affinché non arrivi in Italia perché altrimenti sarebbe un ulteriore disastro; non è giusto, secondariamente, che quella carne abbassi i prezzi in Italia, quindi si deve porre un minimo di freno a una concorrenza ‘sleale’, ancorché dovuta a un’emergenza”.
Servizio Tg di Luca Montanari
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