REGGIO EMILIA – Per otto minuti ha tenuto bloccato il detenuto, tenendogli costantemente il braccio fermo dietro la schiena. Lo ha fatto pur non condividendo la condotta violenta dei colleghi. E’ la versione del primo agente della penitenziaria ascoltato dal giudice dell’udienza preliminare al processo per il pestaggio avvenuto il 3 aprile 2023 all’interno del carcere via Settembrini. Tutti gli imputati, a parte coloro già sentiti durante le fasi preliminari, hanno accettato di essere sottoposti a interrogatorio.
Accusato assieme ad altri sette colleghi del reato di tortura, il poliziotto ha riferito di non avere segnalato l’episodio in quanto avvenuto in presenza di un suo superiore e sotto gli occhi elettronici della videosorveglianza. Per scelta del gup Silvia Guareschi, le immagini con gli istanti dell’aggressione non sono state proiettate in aula. Una decisione ritenuta inconsueta dall’avvocato che rappresenta il Garante nazionale dei detenuti.
Il video mostra il detenuto, di 43 anni, preso a calci e colpito al volto mentre è a terra, denudato dalla cintola in giù. Mostra anche una federa utilizzata per incappucciarlo. Se fosse stata annodata o meno, l’agente interrogato per primo non è stato in grado di indicarlo con precisione. Gli altri reati contestati sono quelli di lesioni e falso ideologico in atto pubblico, entrambi aggravati.
Il processo si svolge con rito abbreviato, dunque a porte chiuse. Il 3 e il 5 luglio sono state fissate le prossime udienze dedicate all’esame degli imputati. L’udienza slitta a settembre, così come la discussione delle parti civili.
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