REGGIO EMILIA – Inizialmente attesa per l’inizio dell’autunno, slitta ulteriormente la data della sentenza del processo che vede imputati dieci agenti della polizia penitenziaria per l’accusa di tortura e lesioni ai danni di un detenuto.
E’ la conseguenza di rinvii legati a finalità difensive. Alla volta prossima è stato ad esempio rimandato l’ultimo degli interrogatori di garanzia che erano stati calendarizzati. Si svolgerà nell’udienza del 28 ottobre. Per l’occasione sarà convocato il comandante della penitenziaria di Reggio, chiamato a chiarire alcuni dettagli su un documento finito agli atti soltanto in queste ultime ore, illustrato davanti al giudice dal difensore di uno degli imputati.
Sul fronte delle parti civili, il legale del 44enne pestato, ha consegnato un esposto sollevato dalla parte offesa presso il Tribunale di Parma, riguardante il presunto ritardo, di qualche giorno, con cui fu visitato dal medico legale incaricato dalla procura che aveva ricevuto la segnalazione del violento episodio. Percosse e umiliazioni che risalgono al 3 aprile 2023 avvenute all’interno del carcere di Reggio. Nelle immagini della videosorveglianza si vede l’uomo mezzo nudo, calpestato e colpito al volto mentre è a terra, e una federa utilizzata per incappucciarlo.
Le accuse, a vario titolo, di tortura, lesioni e falso riguardano dieci imputati. Il numero potrebbe però aumentare. La Pm Maria Rita Pantani è infatti intenzionata a chiedere il rinvio a giudizio per almeno tre indagati le cui posizioni erano state stralciate. Si tratta sempre di agenti della penitenziaria, con un ruolo più marginale nella vicenda in quanto non avrebbero preso parte in modo attivo al pestaggio. Anche se inquadrati quasi come “spettatori”, secondo l’accusa è tangibile il loro contributo nella vicenda, tale da configurarsi il concorso morale nel reato di tortura e lesioni.
Come confermato dalle motivazioni depositate dal Tribunale del Riesame di Bologna, che ha riconosciuto l’intento unitario degli indagati, seppur rigettando la richiesta del pubblico ministero che ravvisava la necessità per tutti della misura cautelare detentiva in carcere.
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