REGGIO EMILIA – Nessuna ammissione, né segni di pentimento. Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere Alberto Wilmer Portoreal Asencio e Klevis Hoxhaj, i due 25enni accusati dei pestaggi avvenuti in strada, il 16 settembre all’alba, nel quartiere di Santa Croce. Da sabato scorso gli indagati sono ospiti del carcere della Pulce. La misura cautelare detentiva è stata confermata dal giudice per indagini preliminari Matteo Gambarati al termine dell’interrogatorio di garanzia. L’udienza si è svolta a porte chiuse, a un certo punto, tuttavia, ha fatto ingresso in aula un gruppo formato da sei ragazzi che fanno parte della compagnia dei due indagati. Un fuori programma motivato dalla volontà, da parte degli amici, di mostrare vicinanza ai due arrestati, facendosi vedere presenti.
Pesanti le accuse mosse dalla pm Maria Rita Pantani: il reato ipotizzato è di concorso in lesioni, con le aggravanti dei futili motivi, della gravità delle ferite arrecate e dell’utilizzo di armi improprie, ovvero di un coccio di bottiglia.
In tribunale, assieme ai coetanei dei giovani sotto interrogatorio, c’era anche la madre di Klevis Hoxhaj. Ancora turbata dalla vicenda, è scoppiata in lacrime nel momento in cui è stata avvicinata dai cronisti. Dicendosi estremamente dispiaciuta per le persone rimaste ferite, ha auspicato che ci sia da parte loro la possibilità di perdonare il figlio. “Un ragazzo disposto ad aiutare tutti”, ha raccontato indicando nell’abuso di alcol il problema principale del 25enne, una sostanza in grado di trasformarlo completamente. “Da tempo è seguito dal Sert”, ha riferito il genitore sottolineando come non mancasse a nessuno degli appuntamenti fissati dal servizio dell’Ausl per le tossicodipendenze.
Klevis Hoxhaj e Alberto Wilmer Portoreal Asencio sono seguiti dai loro avvocati di fiducia, rispettivamente Federico De Belvis ed Helmut Bartolini. Quest’ultimo conosce da 9 anni il proprio assistito, essendo stato il suo allenatore di basket. Anche per questo motivo è rimasto stupito dal fatto che il giovane non abbia voluto proferire parola con lui nel corso del colloquio in carcere alla vigilia dell’appuntamento in tribunale.
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