REGGIO EMILIA – La barriera psicologica dell’insicurezza nel settore creata dalla pandemia? Anche. La scarsa disponibilità dei giovani al sacrificio che richiede un lavoro che non conosce pausa nei weekend, nei festivi e durante i ponti? Forse. Ma secondo la Cgil è l’incidenza dei contratti precari nel settore della ristorazione la causa principale dello scarso appeal, che, come in un circolo vizioso, determina poi la chiusura dei locali per mancanza di personale in occasioni turistiche come Fotografia Europea. Un rischio che rimane attuale alla vigilia di un cartellone fitto, tra Giro d’Italia, Reggionarra, Festival Kids, eventi all’Rcf Arena. E anche il reddito di cittadinanza c’entrerebbe poco.
“Il precariato è al 41% contro il 22% degli altri settori; come Cgil abbiamo trattato 2mila domande tra 2020 e 2021 per il reddito di cittadinanza, chi ha fatto domanda nella fascia 18-30 anni era il 7%”, sottolinea Luca Chierici, segretario della Filcams Cgil.
Negli studi del Graffio le esperienze di Laura Ceccardi, laureanda 25enne, da sei anni cameriera soddisfatta di un locale del centro, che non nega comunque che si tratti di un tipo di lavoro che comporta rinunce, e del ristoratore Alberto Paolo Pancaldi, che vorrebbe aprire altre due sere ma non trova personale per farlo: “Ci sono tanti ristoratori seri, da me un 19enne neoassunto ha uno stipendio di minimo 1200 euro con tutte le clausole sindacali, non tutti fanno così ed è concorrenza sleale”.
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