ALBINEA (Reggio Emilia) – Il sindaco di Albinea si sta muovendo concretamente a favore delle lavoratrici della Interpuls. Roberta Ibattici è intenzionata a chiedere un incontro alla proprietà, che finora non ha dato segno di voler instaurare un dialogo dopo la denuncia dell’accaduto da parte della Fiom-Cgil. La vicenda delle due impiegate – entrambe trentenni, una delle quali rientrata da poco dalla maternità, lasciate a casa, dice il sindacato, senza preavviso perchè sostituite da un nuovo sistema informatico gestionale – è emblematica da due punti di vista. C’è l’aspetto della tecnologia che avanza nell’era dell’Intelligenza Artificiale, ma c’è soprattutto il tema della limitazione delle tutele dei lavoratori in giorni in cui proprio di questo si parla.
Fino a prima del Jobs Act, e quindi fino a dieci anni fa, l’esistenza dell’articolo 18 dava una possibilità al licenziato senza giusta causa che avesse vinto la causa: il reintegro sul posto di lavoro nelle aziende con più di 15 dipendenti. Non era una cosa da poco, e non solo per l’opportunità in sè. I sindacati lo chiamavano “il diritto dei diritti”: la possibilità del reintegro fungeva da deterrente per il licenziamento stesso.
Tradotto: il datore di lavoro, prima di lasciare a casa una persona senza giusta causa, ci pensava non una ma cento volte, sapendo che avrebbe potuto perdere la causa di lavoro e che avrebbe forse dovuto reinserire il lavoratore pagandogli gli arretrati. Esattamente su questo punta il primo dei quesiti del referendum di domenica e lunedì voluti dalla Cgil, quello riguardante le tutele crescenti nei contratti a tempo indeterminato. L’obiettivo è ripristinare la possibilità di reintegrazione del lavoratore. Una possibilità che le due impiegate, assunte dopo l’entrata in vigore del Jobs Act, non hanno.
Leggi e guarda anche:
Verso il referendum: focus sui primi due quesiti sul lavoro. VIDEO
Reggio Emilia Albinea sciopero diritti Jobs act articolo 18 mercato del lavoro licenziate Interpuls governo RenziSciopero alla Interpuls di Albinea dopo i licenziamenti. VIDEO