REGGIO EMILIA – “L’Istat ha certificato che siamo in deflazione con una riduzione dello 0,2% dell’indice dei prezzi al consumo nel mese di maggio. Se il dato sarà confermato come andamento annuale, questo avrà riflessi negativi sul piano economico generale e colpirà anche i pensionati attuali e futuri che, per Reggio Emilia, sono circa 10 mila all’anno”.
Queste le dichiarazioni, in una nota congiunta, del segretario generale della Fnp Cisl Emilia Romagna, Loris Cavalletti, e del segretario della Fnp Cisl Emilia Centrale, Adelmo Lasagni. “La deflazione determina una minore crescita, o una maggiore caduta, del Pil nominale e quindi una crescita del rapporto debito/Pil – hanno spiegato i segretari delle categorie dei pensionati – Una minore crescita e la caduta del Pil nominale si riflettono in modo negativo sulla valorizzazione annuale dei contributi versati dai lavoratori ai fini pensionistici, che sono rivalutati annualmente in base alla variazione media quinquennale del Pil nominale. Quindi si determina un valore più basso delle pensioni future. Inoltre, viene meno l’annuale perequazione delle pensioni in base all’aumento dei prezzi. Il fatto è poi aggravato se si esaminano le cause che producono, secondo i dati Istat, la deflazione che determinata essenzialmente dalla forte diminuzione del prezzo dei carburanti, mentre i prezzi dei generi alimentari, della cura della casa e della persona sono aumentati del 2,4%”.
Per Cavalletti e Lasagni, “se per un verso è necessario insistere sulle misure utili a far ripartire l’economia anche a livello locale, a livello nazionale rispetto al tema delle pensioni come sindacati chiederemo la riapertura immediata del confronto col Governo teso a individuare le misure necessarie per evitare ricadute sui trattamenti pensionistici in essere e su quelli futuri”.















