REGGIO EMILIA – “Ringrazio tutti quelli che stanno aiutando mio figlio a continuare a coltivare la sua passione. Oggi è un giorno emozionante, siamo felici di essere qui”. Vedere il proprio figlio indossare i panni di testimonial. L’emozione si legge negli occhi di Natalia. Fino a tre mesi fa, lei e il figlio Sasha si trovavano nell’inferno di Kiev.
Ora abitano in provincia di Modena, accolti come rifugiati. Il Giro d’Italia donne ha scelto Sasha per premiare l’olandese Annemiek Van Vleuten detentrice della maglia rosa. Sulla maglia c’è la sigla dell’Unhcr, Agenzia ONU per i Rifugiati.
Diventare un ciclista professionista è il sogno inseguito da Sasha, che ha 12 anni e da quando ne aveva la metà ha cominciato a pedalare in una struttura indoor della capitale dell’Ucraina. Ora si allena a Rubiera, grazie alla Società Ciclistica 2000.
“Un’opportunità importante, quella che gli è stata offerta, per alleviare gli effetti del conflitto tra Russia e Ucraina, nel cui esercito è arruolato il papà di Sasha”, come ha spiegato Daniele Stefani, direttore sportivo della Ciclistica 2000.
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