NOVELLARA (Reggio Emilia) – Cara Asl, hai speso più di quanto previsto per l’acquisto di cateteri, stent, bisturi e quant’altro? Il 50 per cento di quanto ha pagato in più, ce lo facciamo restituire dal fornitore. Firmato: lo Stato italiano. Il payback è una norma che per tutelare i bilanci delle aziende sanitarie rischia di mettere in ginocchio le imprese del biomedicale. E’ come se non avendo i soldi per un’automobile, si imponesse al concessionario di pagarne la metà. Edmondo Ghelfi è l’amministratore delegato di “Quattro Medica”, un’azienda che ha sede a Novellara: “Per la nostra azienda vuol dire un esborso finanziario, qualora venisse confermato, più o meno di un quinto abbondante del nostro fatturato annuale”.
La cosa potrebbe peggiorare perché per ora il payback si riferisce agli anni 2015-2018 ma sarebbe superiore per gli anni successivi: “I soldi sono già stati reinvestiti, i fornitori e i dipendenti pagati regolarmente, lo stesso le imposte. Questa novità ci impedisce di avere un recupero fiscale, perché sono costi indeducibili, e nel nostro caso toglierebbe completamente la liquidità aziendale”.
Il rischio è che molte aziende non vogliano più competere per le gare di fornitura: “La voglia non ci sarebbe più, il problema è che se smettessimo di rifornire le aziende ospedaliere la nostra azienda morirebbe. Oltre il 90% delle nostre forniture va alle Ausl”.
Ora il governo ha prorogato fino al 30 aprile il termine per i pagamenti, ma senza la cancellazione di questa legge tutto il settore andrebbe in crisi profonda.
Reggio Emilia Novellara ausl biomedicale payback Edmondo Ghelfi Quattro Medica