CAVRIAGO (Reggio Emilia) – La consapevolezza che un branco di lupi fosse presente in zona c’era. Mai finora si era però verificato un contatto così ravvicinato tra un’attività umana e l’animale predatore.
Lo spiegano sulla loro pagina Facebook, i titolari dell’azienda agricola Grana d’Oro, teatro dell’aggressione da parte di due esemplari ai danni di una vitella, sbranata. E’ successo nella notte tra sabato e domenica in fondo a strada Neida. L’animale si trovava all’interno di un capannone dell’allevamento di vacche di razza rossa reggiana.
“Abbiamo sentito un urlo di dolore provenire dalla stalla seguito dal muggire di tutta la mandria, siamo subito scesi per vedere cosa stesse accadendo – si legge nel post pubblicato sul social – La scena che ci si è presentata è stata raccapricciante: due ‘lupi’ che scappavano e lasciavano una vitella agonizzante, ancora viva, ma massacrata nel basso ventre”.
La parola lupi è stata scritta con le virgolette in quanto gli agricoltori danneggiati pensano che possa trattarsi di esemplari ibridi. L’episodio suscita ora la paura per possibili nuovi attacchi. Dato che anche di notte, a volte, può esserci qualcuno al lavoro, ad esempio per irrigare, c’è il timore che i lupi possano colpire l’uomo. Anche per questo motivo l’azienda chiede che vengano presi provvedimenti.
“L’attenzione e le precauzioni da parte degli allevatori ormai non sono più sufficienti – ha commentato Maria Cerabona, direttore della Coldiretti reggiana – Il problema della presenza di numerosi branchi con cucciolate nei pressi delle aziende agricole e dell’abitato esiste ed è ormai una pericolosa realtà. Le attenzioni che gli allevatori riservano all’accudimento del bestiame sono numerose, come numerose sono le attività agricole che si svolgono nel corso della notte e ormai la preoccupazione è sempre più forte anche per l’incolumità delle persone”.
Solo negli ultimi giorni le aggressioni, accertate dal servizio veterinario, coinvolgono una vitella e sette capre e sono avvenute nei territori di comuni assolutamente pianeggianti e densamente abitati come Cavriago e Cadelbosco Sopra. “È ora di intervenire in modo risolutivo – ha concluso la Cerabona – prima che il problema non sia solo degli allevatori, poiché gli avvistamenti sono sempre più frequenti anche nei luoghi frequentati da persone, come i parchi ad esempio. La stesura di un protocollo può risultare di rassicurazione anche per i cittadini che avrebbero chiaro chi e come contattare in caso di pericolo”.
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