REGGIO EMILIA – Quarant’anni di giornalismo e di storia di Reggio in mezz’ora. La conversazione con Andrea Mastrangelo, già caporedattore e vicedirettore della Gazzetta di Reggio, si è snodata fra passato e futuro. Il passato di un giornalismo fatto di corse in auto nella notte e di chiamate dalle cabine telefoniche. E’ affettuoso e colorito il ricordo di Umberto Bonafini, direttore della Gazzetta dall’81 al ’98. “Era una persona che definire un vulcano è riduttivo, capace di passare da una sfuriata al sorriso in dieci secondi”.
Insomma, Bonafini era l’uomo giusto al posto giusto. “La Gazzetta di Reggio è nata nel 1981 su un terreno difficile. Era una scommessa azzardava. Ci voleva un giornale barricadero, che creasse dibattito. Bonafini era l’uomo che ci voleva”.
Tra i tanti fatti di cronaca seguiti negli anni, Mastrangelo racconta che uno lo coinvolse più di tutti: il sequestro di Silvana Dall’Orto, il 19 ottobre 1988. “Ho imparato di più da questo caso che da tutti gli altri messi assieme. E la cosa che mi ha insegnato è la necessità di porsi dei dubbi e di avere sempre il massimo rispetto per le persone“.
Il futuro dei giornali, anche di quelli locali, è un’incognita: le vendite calano, le edicole chiudono, internet impazza. Mastrangelo invita a non avere paura dei cambiamenti. “La sfida credo che si giochi sul fronte della qualità e della diversificazione. L’interesse per le notizie c’è, ma si declina in maniera diversa. Credo che la strada da percorrere sia quella della qualità. Offrire contenuti originali e di qualità”.
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