REGGIO EMILIA – Vietate le scampagnate di Pasqua e Pasquetta, vietate le passeggiate in città per le restrizioni imposte dalla prevenzione dell’epidemia di coronavirus. Divieti di uscire anche nelle prossime festività. Ma resta una risorsa: i siti on line offerti dalle istituzioni turistiche e culturali. Si può andare alla riscoperta di Reggio attraverso lo schermo del computer.
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C’è modo di passeggiare per il centro cittadino di Reggio anche restando chiusi in casa, come richiedono le norme di prevenzione dal contagio del Covid-19. Basta accendere il computer, andare sul sito del Comune dedicato al turismo, accedere al link “girareggio”. Compare una mappa della città con una serie di puntini blu. Cliccando su ognuno di questi si può avviare una rapida carrellata su vari angoli del centro storico. Un modo per rivedere con occhi più attenti palazzi, monumenti, vie e piazze da cui siamo passati tante volte distrattamente. E in più c’è l’ausilio di sintetiche notizie storiche che ci fanno scoprire informazioni inedite. Scorriamo gli scorci del notissimo Broletto per apprendere che si chiama così perché un tempo era l’orto dei canonici del duomo e “brolo” era appunto un terreno dedicato alla coltivazione degli ortaggi. Palazzo Guicciardi, poi Spalletti-Trivelli, sede del Credem, ospita una raccolta di dipinti emiliani e si può dare un’occhiata alle sue fastose sale interne.
Ma il sito del turismo offre tante altre occasioni, come un ingresso alla collezione Maramotti di Pieve Modolena, con opere della seconda metà del Novecento, e alle tante mostre temporanee di artisti che vi sono state ospitate.
Si possono visitare i capannoni abbandonati delle ex Officine Reggiane, con le opere di street art che nel tempo hanno decorato le loro pareti. Si può entrare nei Musei Civici, in attesa che riaprano le loro porte.
Si possono ascoltare racconti su Matilde di Canossa o riguardare le quattro puntate della fortunata serie televisiva La guerra è finita o della storica narrazione della vita di Antonio Ligabue realizzata dalla Tv negli anni Settanta con l’indimenticabile Flavio Bucci.
Gian Piero Del Monte
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