REGGIO EMILIA – Ha coinciso con la Pasqua ortodossa il giorno in cui ricorrono i due mesi dall’inizio della guerra in Ucraina. Anche nella nostra città le celebrazioni liturgiche si sono svolte in un’atmosfera condizionata da un conflitto che non si è fermato nemmeno in occasione di questa importante ricorrenza religiosa.
Combattimenti e fatti di sangue che coinvolgono e danneggiano tutti, a prescindere dal fronte di provenienza delle bombe e degli attacchi. Viene inquadrato così il conflitto da Dmytro Yurij, presbitero della comunità ortodossa reggiana. Oltre cento i fedeli che si sono ritrovati nella chiesa di San Zenone, per festeggiare la ricorrenza. Padre Dmytro è ucraino e accanto al pulpito, dal 24 febbraio, si trova la bandiera del suo Paese, anche se – ci tiene a sottolineare – nel tempio che amministra non ci sono differenze di nazionalità.
Un ulteriore aspetto che rende questa Pasqua più dolorosa sono le divisioni emerse nelle famiglie, oppure tra persone un tempo amiche. Il martedì, il sabato e la domenica la chiesa di San Zenone, che per gli ortodossi di lingua russa è dedicata a Sant’Iov di Potcyev, fa da punto di raccolta per gli aiuti destinati ai rifugiati qui arrivati. Una veglia precede il rito pasquale, al quale era presente anche il prefetto Iolanda Rolli a quella che si è svolta nella chiesa del Cristo, in piazzale Roversi, punto di riferimento per gli ortodossi rumeni e moldavi.
Complessivamente, sono circa 5mila sul nostro territorio i cristiani che celebrano la Pasqua secondo il calendario giuliano.