REGGIO EMILIA – Maria Vaccaro, residente ad Arceto, ha perso la madre e il fratello nella strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980. Dopo 42 anni la condanna all’ergastolo di Paolo Bellini ha aggiunto un altro tassello di verità sui colpevoli. Alla domanda su come ha accolto questa sentenza risponde così: “Dire soddisfazione è una parola grossa, diciamo giustizia? Possiamo dire giustizia è fatta? Non completamente. Sappiamo che è il primo grado di giudizio, ne mancano altri due”.
Su Bellini, che secondo i giudici ha portato la bomba, così come sugli altri esecutori dell’attentato condannati in precedenza, il giudizio di Maria Vaccaro è lapidario. “Nei suoi confronti non provo niente, assolutamente niente. Non provo né rabbia, ne altri sentimenti. Non lo meritano. Come non lo meritano la Mambro e Fioravanti. Credo siano persone senza un sentimento, senza un cuore”.
Maria rievoca quel 2 agosto, quando la madre Eleonora e il fratello Vittorio andarono alla stazione per accogliere una cugina proveniente dalla Sicilia. “Fino all’ultimo ho sperato, almeno fra i feriti, almeno se ne fosse salvato uno. Mio padre con un amico è andato a Bologna a vedere. Negli ospedali non c’erano, l’alfetta di mio fratello era davanti alla stazione, finché in via Irnerio, dove c’era l’obitorio… erano là”.
Anche Maria voleva andare a Bologna quel giorno, ma la madre la dissuase. “Ma sì, hai ragione, le dissi, sto a casa. Questo mi ha salvato la vita. Devo essere grata a mia madre se sono ancora qua”.
Oggi Maria, coi fratelli, è impegnata nell’Associazione famigliari delle vittime. Hanno istituito una borsa di studio per gli studenti dell’istituto Gobetti di Scandiano. E ancora si chiedono il perché di quella strage. “Continuiamo dopo più di 40 anni a cercare di capire la motivazione. Si è detto strategia della tensione. Perché? La strage degli innocenti è stata”.
Gian Piero Del Monte
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