REGGIO EMILIA – Giuseppe Pagliani ha deciso di declinare l’offerta della direzione nazionale di Forza Italia a candidarsi nelle liste del partito in Emilia per un seggio da senatore. Il coordinamento provinciale lo aveva indicato pubblicamente come il miglior candidato che Forza Italia possa offrire al territorio.
Agli occhi dei vertici del partito, Pagliani è la vittima di una persecuzione giudiziaria da parte della Direzione distrettuale antimafia di Bologna, che ne aveva chiesto la condanna per concorso esterno in associazione mafiosa. Un’accusa da cui l’avvocato scandianese è uscito assolto in via definitiva, in giugno, per non aver commesso il fatto.
I giudici della Corte d’Appello di Bologna che hanno firmato la sentenza di assoluzione, però, hanno fornito una ricostruzione degli eventi che tutta la classe dirigente del nostro territorio dovrebbe conoscere. Nelle 15 pagine del provvedimento si può leggere che all’inizio del 2012 il capogruppo del Pdl in Provincia ebbe contatti telefonici e incontri diretti con numerosi ‘ndranghetisti, da Nicolino e Gianluigi Sarcone ad Alfonso Diletto, da Pasquale Brescia ad Alfonso Paolini.
La Corte d’Appello di Bologna scrive che Pagliani “era sicuramente consapevole della caratura criminale di costoro”, ma decise di intraprendere “un temporaneo percorso comune”, convinto che un accordo era “funzionale agli interessi di entrambe le parti, nella consapevolezza del politico che una delle parti era la ‘ndrangheta”. Queste cose non le scrivono i magistrati che hanno accusato Pagliani, ma quelli che lo hanno assolto. Poi, Pagliani cambiò idea, scrivono i giudici. Forse, si rese conto dell’errore, forse si spaventò, sta di fatto che non diede corso al patto.
C’è dunque un piano penale, sui cui la Cassazione ha detto parole definitive, e c’è un piano politico, un piano delle scelte e dei comportamenti. E’ accettabile che un amministratore pubblico frequenti noti ‘ndranghetisti e imprenditori in odore di mafia? Sicuramente Forza Italia a Reggio Emilia dispone di candidati che non siano andati a cena con “il gotha della cosca Grande Aracri”.
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