REGGIO EMILIA – Le regole europee e nazionali fissano in 30 giorni il limite di tempo entro il quale le amministrazioni pubbliche sono tenute a pagare la fornitura di beni e servizi ad aziende private e cooperative. Ma spesso la burocrazia è lenta nel rispettare tale impegno economico, soprattutto nel Mezzogiorno.
Nel 2023, ad esempio, il Comune di Napoli ha accumulato in media ritardi pari a 143 giorni. Tra i Comuni lumaca troviamo Andria con 89 giorni, Chieti con 61, Reggio Calabria con 54 giorni. E a Reggio Emilia? Nel 2023 l’ente locale ha pagato con una media di 4 giorni di anticipo i propri fornitori e partners, mentre se si considera il primo trimestre 2024 l’anticipo è addirittura di 17 giorni. Il quadro emerge da una indagine della Cgia di Mestre, l’associazione artigiani e piccole imprese, il cui ufficio studi è considerato tra i più autorevoli a livello nazionale in fatto di analisi economiche e sociali.
Dando un’occhiata alle province vicine, i cugini modenesi nel 2023 hanno saldato i conti con 18 giorni di anticipo, mantenendo questo ritmo nel primo trimestre dell’anno in corso. A Parma i giorni di anticipo erano 15 nel 2023 e tali restano nel primo trimestre 2024. A sorpresa, la città più virtuosa, a smentire almeno parzialmente l’immagine di un Sud inefficiente, risulta Palermo dove nel 2023 i pagamenti sono stati effettuati con ben 65 giorni di anticipo.
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