REGGIO EMILIA – E’ comparso davanti al giudice, ma non era accompagnato da alcun avvocato. Per questo l’udienza a porte chiuse, quella che in Italia sarebbe stata un’udienza preliminare, è stata rinviata al 24 novembre. Per allora Shabbar Abbas dovrà preparare, assieme a un legale, memorie difensive e documentazione e da lì si vedrà come procederanno i due filoni, quello della misura cautelare e quello dell’eventuale consegna all’Italia.
Al momento, l’unica certezza che c’è è l’appuntamento giudiziario della prossima settimana, quindi. Ipotetica la tempistica, ipotetica la stessa estradizione. Il 45enne padre di Saman Abbas è stato arrestato per il sequestro e l’omicidio della figlia e per la soppressione del suo cadavere dopo un anno e mezzo di latitanza. Nessun addebito a suo carico, come invece inizialmente era emerso, per una frode ai danni di un connazioale. Shabbar è stato fermato per quello di cui è accusato in Italia: di aver fatto sparire e poi ucciso Saman, ai suoi occhi ribelle, ed è stato fermato in esecuzione a una “red notice”, il mandato di cattura internazionale emesso dall’Interpol recepito una decina di giorni fa dal Governo pakistano.
Ma sono accuse formulate in base all’ordinamento italiano, e da questo principalmente dipende quello che avverrà adesso. Com’è noto, tra Italia e Pakistan non ci sono accordi bilaterali. Oltre alle forze dell’ordine, quindi, è in campo la diplomazia che sta interloquendo col governo del Punjab. Ed è in stretto contatto con le autorità italiane in loco il procuratore capo di Reggio Emilia, Calogero Gaetano Paci. Quando è stato fermato, Shabbar Abbas ha riferito come la moglie, l’unica ancora latitante tra i cinque parenti imputati per la morte della 18enne, si trovi in Europa. Un’ipotesi che per ora non convince gli inquirenti.
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