REGGIO EMILIA – “L’informazione è un bene comune e come tale va difeso“: l’Ordine dei giornalisti dell’Emilia-Romagna prende spunto dalla conclusione della vicenda giudiziaria originata dall’aggressione ai danni della nostra operatrice Ines Conradi per una riflessione ad alta voce. Una riflessione sulla “necessità di tutelare tutti gli operatori dell’informazione, perché svolgono un servizio nell’interesse del pubblico”.
Dopo 8 anni, l’iter processuale si è concluso con le ultime due sentenze. Quella pronunciata il 20 settembre dal giudice Cristina Beretti, presidente del Tribunale di Reggio, ha stabilito che quel giorno a Carpineti fu Ines ad essere aggredita e non lei ad aggredire altri. La sentenza emessa il 12 ottobre dalla Corte d’Appello di Bologna ha invece condannato gli aggressori di Ines in sede civile, ma li ha assolti sul piano penale, con argomentazioni che assimilano le minacce di morte e le botte contro Ines a una forma di legittima difesa da parte degli imputati.
L’Ordine dei Giornalisti dell’Emilia-Romagna ribadisce che “chi fa informazione, presentandosi con una telecamera e rendendo evidente il proprio ruolo, non rappresenta una minaccia ma svolge un servizio utile all’opinione pubblica“. Negli ultimi anni le minacce ai giornalisti hanno subito un’impennata. ‘Tutti devono fare la propria parte, a cominciare dalle istituzioni’, dice l’Ordine dei Giornalisti, che insieme alla Fnsi rilancia la proposta di modificare l’art. 612 del codice penale, introducendo l’aggravante per le minacce rivolte a giornalisti o tele-cineoperatori nell’esercizio delle loro funzioni.
Sull’accaduto è intervenuta anche l’Aser, l’Associazione stampa Emilia-Romagna
“Quando i giudici non difendono chi fa informazione”. Anche l’Aser, associazione stampa Emilia-Romagna, si schiera al fianco della vicenda giudiziaria che riguarda Ines Conradi, operatrice di Telereggio, emittente tv locale di Reggio Emilia, sostenendo l’Ordine dei Giornalisti nella richiesta di introdurre l’aggravante alle minacce rivolte a chi lavora nei mass media.
“Come Aser riteniamo sia importante darne notizia”, spiega il presidente Matteo Naccari. Conradi venne aggredita da due persone, una di queste con in mano un coltello, mentre realizzava riprese sul luogo di un incidente stradale a Carpineti, sull’Appennino Reggiano, il 19 ottobre 2014. La Corte d’Appello, in una prima sentenza, riformando la decisione in primo grado, aveva condannato gli aggressori in sede civile, ma assolvendoli sul piano penale. Ines avrebbe reagito con uno schiaffo a una donna, uno dei due aggressori e la sua reazione è stata giudicata “spropositata”.
“Ricapitoliamo: due persone, di cui una armata di coltello, con a poca distanza una mezza dozzina di amici e parenti, si trovano di fronte una ragazza sola, che è lì per fare il suo lavoro e che per tutto il tempo della colluttazione tiene in spalla la telecamera. Bene, per i giudici di Bologna la minaccia è Ines. Secondo i giudici di Bologna aveva varie opzioni: ad esempio, scrivono, ‘avrebbe anche potuto allontanarsi'”, recita una nota di Aser. “Per fortuna c’è una seconda sentenza, quella con cui il Tribunale di Reggio ha assolto Ines dall’accusa di avere dato uno schiaffo, riportando la giustizia sui corretti binari, affermando il principio che chi fa informazione nel rispetto delle regole va difeso. Perché, purtroppo, gli attacchi e le minacce ai giornalisti sono sempre più diffusi e comuni. Certo, come sindacato interveniamo, difendiamo i colleghi, ma serve che anche la giustizia faccia la sua parte. Resta il fatto che chi è stato aggredito con un coltello mentre faceva il proprio lavoro si è ritrovato per otto anni invischiato in un’assurda vicenda giudiziaria, dove da parte lesa è passata per colpevole”, conclude Naccari.
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