REGGIO EMILIA – Uno studente reggiano su quattro non frequenta l’ora di religione. A quasi 40 anni di distanza dal Concordato fra Stato e Chiesa, che nel 1984 fece venir meno l’obbligo di frequenza dell’ora di religione cattolica, il Ministero dell’Istruzione ha reso noti i dati relativi alle scelte degli studenti. E’ la prima volta che accade. Il Ministero ha risposto ad una richiesta di accesso civico da parte delle associazioni OnData e Uaar, l’Unione atei agnostici e razionalisti. Dal monitoraggio emerge che il 24,8% degli studenti reggiani frequenta l’ora alternativa all’ora di religione. A livello nazionale, la media è del 10% nelle scuole elementari, del 12% alle medie e sfiora il 20% alle scuole superiori.
Pur essendo 10-11 punti al di sopra della media nazionale, Reggio non è tra le primissime province in Italia per frequenza dell’ora alternativa. Al primo posto c’è Firenze, con il 36,7%, seguita da Bologna, Trieste, Prato e Gorizia. Reggio si colloca al 13° posto, appaiata alla provincia di Milano. Le regioni con la più bassa frequenza dell’ora di religione sono tutte del centro-nord: in testa c’è la Toscana (25,2%), seguita da Emilia-Romagna (24,8), Liguria, Piemonte e Lombardia.
Ancora più forte è il fenomeno di laicizzazione della società in un altro ambito: quello dei matrimoni. Nella nostra provincia quelli celebrati con rito civile hanno superato i matrimoni religiosi per la prima volta nel 2007 e poi, in modo definitivo, a partire dal 2011. Dopo di allora, lo scarto si è andato ampliando sempre di più. Nel 2019, su 1.419 matrimoni celebrati, quelli con rito religioso sono stati il 30,5% del totale. Nel 2020, per effetto del lockdown, il numero dei matrimoni si è ridotto ad appena 885: solo il 18,7% è stato celebrato in chiesa.
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