REGGIO EMILIA – Sei persone arrestate in quanto accusate di avere dato vita a un’attività imprenditoriale a favore della ‘ndrangheta. Nei guai è finita un’azienda di autotrasporti per la quale è scattato il sequestro preventivo. Denominata Geo Travel Srl e registrata a Milano, dalle indagini l’azienda è risultata intestata a prestanome che la gestivano negli interessi di Cesare Muto, imprenditore di Gualtieri nonché autotrasportatore. Cesare, detto Rino, si sarebbe servito di questa società, intestata a titolari fittizi, per sottrarre clienti a due imprese di trasporti confiscate e gestite ora dallo Stato.
Da poco più di un mese Cesare Muto si trova in carcere per scontare la condanna definitiva a 2 anni e 8 mesi subita nel processo Grimilde. Nel penitenziario di Voghera è stato eseguito l’arresto nei suoi confronti, uno dei sei eseguiti all’alba dai carabinieri di Reggio Emilia e dai Ros di Bologna. Dagli accertamenti, coordinati dalla direzione distrettuale antimafia di Bologna, è emerso il travaso degli affari dalle due ditte in amministrazione giudiziaria a quella da poco avviata. La quale avrebbe puntato anche a gare pubbliche, cercando di ottenere le necessarie certificazioni antimafia.
In particolare è emerso il passaggio dei guadagni di una campagna di raccolta di barbabietole da una delle aziende confiscate a quella destinataria dei sigilli. Proprio il termine inglese di barbabietola, “sugar beet”, è stato scelto per l’inchiesta. A destare sospetti, era stata la presenza informale di un soggetto già coinvolto nelle operazioni “Grimilde” e “Perseverance”, emersa tra le pieghe dell’iter costitutivo della società finita sotto la lente.
A parte Cesare Muto, destinatario come dicevamo della misura cautelare in carcere, i domiciliari sono stati disposti per tutti gli altri cinque arrestati, tra questi la moglie Rosetta Pagliuso, il nipote Benito Muto e la madre di quest’ultimo Rossella Lombardo. Chiude l’elenco Marco Duconte, formale intestatario della Geo Travel Srl. Mentre un sesto indagato non è ancora stato rintracciato. A due indagati viene contestato il reato di tentata induzione a rendere dichiarazioni mendaci all’autorità giudiziaria, aggravato dalla metodologia mafiosa.
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