REGGIO EMILIA – Qualche indagato già coinvolto e condannato nel processo Aemilia, come Luigi Brugnano, Giuseppe Aloi e Alfonso Frontera, o per fatti di mafia anche lontani nel tempo, come Vincenzo Vasapollo. E poi decine e decine di indagati i cui cognomi emiliani, calabresi e stranieri dicono poco o nulla all’opinione pubblica. Ma fra i 201 indagati dalla Procura di Reggio Emilia per l’operazione Billions, che ha portato alla luce un giro di fatture false di 250 milioni di euro e un’evasione fiscale di 24 milioni, ci sono anche personaggi non anonimi.
Il più noto è Francesco Veroni, 78 anni, presidente del salumificio Fratelli Veroni. L’imprenditore correggese è indagato per frode fiscale nella sua qualità di legale rappresentante dell’azienda. Tra il 2012 e il 2015 la Fratelli Veroni ha ricevuto fatture per circa 120mila euro dalla Ips, società riconducibile a uno dei presunti capi dell’organizzazione, Giorgio Bellini. Fatture per operazioni inesistenti, secondo la Procura, perché la Ips “non aveva mezzi e sede per poter fornire il servizio fatturato”. Il salumificio Veroni ne avrebbe conseguito un illecito profitto di quasi 47.500 euro, di cui il giudice Luca Ramponi ha disposto il sequestro.
Analoghe le accuse nei confronti di Piero Palladini, presidente della Farm Service, azienda con sede in via Rinaldi a Reggio Emilia che lavora oli animali: circa 71.500 euro di fatture false ricevute da due società “cartiera”, Darma e Cmo. In questo caso, la somma sottoposta a sequestro è di 34.600 euro.
Poi c’è la Dg Service, grossa azienda di Calerno che noleggia furgoni e macchinari per l’edilizia. In questo caso, il giudice ha ordinato il sequestro di 121.600 euro a fronte di fatture false per oltre 300mila euro emesse da 5 società della galassia fra il 2013 e il 2016 (All Service, Lambo Trading, Multy SD, Cdr Group e Brescia Oscar). Anche in questo caso l’accusa, per l’amministratore unico della Dg Service Giambattista Di Tinco, è frode fiscale.
Di Tinco, 45 anni, è sposato con Filomena Arabia, figlia di Giuseppe, uno dei quattro fratelli soci della Artedile di Quattro Castella al centro dell’inchiesta Grande Drago della Direzione Antimafia di Catanzaro. Secondo la Dda di Bologna, è in un capannone a Cella di proprietà del padre di Di Tinco, Francesco, che nel 1992 fu nascosta la finta auto dei carabinieri utilizzata per l’omicidio di Giuseppe Ruggiero a Brescello. Una circostanza che Francesco Di Tinco, ascoltato come teste nel processo sui delitti di mafia del 1992, ha negato.
Reggio Emilia guardia di finanza operazione Billions inchiesta su false fatturazioniInchiesta Billions, l’imprenditore Francesco Veroni sorpreso: “Rapporti regolari”