REGGIO EMILIA – Doveva essere il 2013 quando mi è stato chiesto di rappresentare il Comune di Reggio Emilia alla presentazione di un libro e di intervenire; il libro era Omofobia e l’autrice Margherita Graglia. E’ stata per me una occasione di conoscenza dell’autrice e del libro che ovviamente avevo letto per poi poterne dissertare.
Penso che il tuo stile professionale, ben documentato sia utile per fare capire anche al grande pubblico il tema della cittadinanza delle persone LGBT. Ho indovinato? Omofobia- Strumenti di analisi e di intervento, nasce anche con questo intento?
“Ricordo con piacere quell’occasione, l’inizio di una condivisone di pensieri. Sì, hai colto nel segno, il testo nasce con un duplice obiettivo, offrire gli strumenti per riconoscere le forme che può assumere l’ostilità sociale nei confronti delle persone LGBT (lesbiche, gay, bisessuali e transgender) – comprendendone i meccanismi psico-sociali – e al contempo proporre strategie per promuoverne l’inclusione. La tesi che sta alla base del testo riguarda il fatto che l’omofobia affonda le radici nelle rappresentazioni culturali e nelle pratiche sociali che non riconoscono le identità LGBT come legittime in quanto differenze dell’identità umana, ma le stigmatizza e le relega nell’angolo della devianza, marginalizzandole e svalorizzandole. Risulta pertanto necessario un cambiamento a livello culturale che sappia non solo accogliere questa varietà dell’identità, ma anche riconoscerne il valore. E’ un cambiamento a cui ciascuno di noi può partecipare, innanzitutto informandosi. La conoscenza permette infatti di decostruire stereotipi e pregiudizi e di prevenire le discriminazioni. Per questo il testo, con uno stile divulgativo, è rivolto al grande pubblico, in modo da essere accessibile a chi è interessato a comprendere meglio questi temi. Quando si pensa alle discriminazioni nei confronti delle persone LGBT molto spesso vengono in mente episodi di violenza, ma le ricerche rilevano che le persone LGBT sono esposte a molte “microaggressioni” quotidiane, ad esempio attraverso il linguaggio, apparentemente invisibili ma ugualmente dannose. Può accadere che mettiamo in atto inconsapevolmente dei comportamenti omonegativi proprio per mancanza di conoscenza, riflettere sugli automatismi mentali, sugli impliciti nel linguaggio ad esempio, può aiutarci a contribuire a quel cambiamento culturale di cui ho accennato. Nella mia esperienza di formatrice, ma anche di psicoterapeuta – ad esempio lavorando con genitori che hanno figli LGBT – ho appurato quanto possa essere difficile comprendere le identità “altre”, per questo nel mio ultimo libro “Le differenze di sesso, genere e orientamento. Buone prassi per l’inclusione” (Carocci, 2019) ho voluto partire dagli aspetti base, spiegando che cosa è il genere e l’orientamento sessuale e quali sono gli aspetti fondamentali delle identità omosessuali e transgender. E ho utilizzato la tecnica del porsi domande che aiuta a decostruire concetti assunti come scontati e che consente di aprirsi a nuove prospettive, accompagnando chi legge con delle domande molto concrete che permettono di innescare riflessioni personali”.
Dal nostro incontro e dalla condivisione di uno sguardo comune sul tema diritti di cittadinanza piena delle persone lgbtq nasce un progetto per la città: il Tavolo di prevenzione dell’omotransfobia e dell’omotransnegatività, forse esperienza ancora unica a livello nazionale. Ricordi ostacoli e poi anche piacevoli sorprese che le persone del tavolo ci hanno riservato?
“Il Tavolo interistituzionale per il contrasto all’omotransnegatività e per l’inclusione delle persone LGBT del Comune di Reggio Emilia è un’esperienza d’avanguardia in Italia in quanto riunisce le principali istituzioni del territorio insieme all’associazionismo LGBT locale. Proprio per la sua unicità, ma anche per riconoscere l’importante lavoro svolto in questi anni, credo sia importante citare le istituzioni coinvolte oltre al Comune: Provincia, Tribunale, Procura della Repubblica, Istituti penali c.c. c.r., Azienda Usl Irss, Università Unimore, Ufficio scolastico ambito territoriale, Istituzione scuole e nidi d’infanzia, Fondazione per lo sport, Fondazione Mondinsieme e l’associazione Arci Gay “Gioconda”.
Un progetto che si è dotato di una modalità partecipativa, improntata alla riflessività e al confronto costante che ci ha portato a trovare una prima intesa sui principi dell’antidiscriminazione sottoscrivendo nel 2017 il primo protocollo e poi a mettere in pratica questi principi adottando specifiche buone prassi per l’inclusione delle persone LGBT che si rivolgono o lavorano nelle nostre istituzioni. Nel 2019 è stato infatti sottoscritto il secondo protocollo, quello appunto operativo. Segnalo che entrambi i protocolli sono scaricabili sul sito del Comune, nella sezione delle Pari opportunità.
Ricordo che già agli inizi, grazie anche a un chiaro posizionamento politico, alla tua determinazione, il progetto del Tavolo aveva suscitato interesse da parte degli operatori delle prime istituzioni coinvolte che ha poi contagiato i referenti delle istituzioni che si sono aggiunte successivamente. Ciò che abbiamo riscontrato fin da subito, insieme allo staff dell’Ufficio Pari opportunità è che il personale dei vari servizi delle nostre istituzioni, incontrando i temi dell’identità sessuale nello svolgimento delle funzioni lavorative, aveva necessità di acquisire conoscenze e competenze specifiche. Una volta che si è data l’opportunità di affrontare apertamente questi temi sono emersi i bisogni delle varie istituzioni e infatti abbiamo iniziato un lavoro molto proficuo, che grazie alla motivazione e all’impegno di tutti i referenti istituzionali è continuato anche durante l’emergenza sanitaria, un ostacolo imprevisto che tuttavia non ha impedito di perseguire gli obiettivi prefissati e anzi ha permesso di individuare nuove modalità. Ad esempio, l’anno scorso durante la giornata contro l’omofobia, il 17 maggio, le istituzioni hanno realizzato una serie di iniziative condivise e l’assessorato Pari opportunità, su iniziativa dell’assessora Annalisa Rabitti, ha dedicato una settimana di celebrazione di questa ricorrenza con “eventi a casa tua” che ha raccolto vari contributi, dall’ambito artistico a quello accademico. In questo periodo le istituzioni sono impegnate ad attuare le buone prassi che hanno sottoscritto, ad esempio la formazione per il personale interno.
Rispetto a questi temi a volte l’ostacolo più grande può essere quello di credere che siano divisivi, che non convenga affrontarli. Reggio Emilia racconta un’altra storia, ossia che affrontare i temi reali, che riguardano le persone e le istituzioni, permette di incontrare i bisogni e realizzare quella cittadinanza inclusiva – per tutti – e quella comunità viva che proprio caratterizza il nostro territorio”.
Una domanda personale. Che cosa ti ha portato a scegliere la facoltà di psicologia e come ti sei formata su questi temi specifici, tanto da avere una robusta reputazione nazionale?
“Ricordo che durante la scuola superiore ero rimasta colpita dal pensiero di Karen Horney, una psicoanalista che aveva dato una lettura diversa ad alcune formulazioni freudiane, mi affascinavano quei pensatori/trici o quelle correnti di pensiero che avevano la capacità di guardare con altri occhi, di aprire a nuove prospettive, di mettere in discussione. Ecco, la psicologia mi sembrava una possibilità di esplorare territori interni, ma anche sociali, da qui il mio interesse. In fondo, mi considero un’esploratrice. Ho iniziato a interessarmi ai temi dell’identità sessuale durante il mio percorso universitario, feci anche una tesi di ricerca, intervistai una trentina di psicoterapeuti tra Reggio Emilia, Modena e Parma sulle loro rappresentazioni nei confronti dei pazienti omosessuali. Dopo la laurea con un collega dell’università di Bologna ho coltivato questo interesse dedicandomi alla formazione nell’ambito della scuola, tenevamo corsi in tutt’Italia per insegnanti e studenti, allora erano in pochi a occuparsi di questi temi, considerati più di nicchia. Tant’è che la mia formazione personale su queste tematiche è stata più da autodidatta, maturata sul campo, e successivamente sviluppata attraverso il confronto e la collaborazione con altri colleghi a livello nazionale e partecipando a progetti europei. Nel 2003 sono stata chiamata come consulente del Ministero Pari Opportunità per il gruppo di studio “Sessualità, discriminazioni e integrazione sociale” e nel 2013 a far parte del team di docenti della Strategia Nazionale dell’Unar, avendo così l’opportunità di avere uno sguardo nazionale.
Via via, nel corso degli anni gli ambiti in cui ho lavorato su questi temi come formatrice e consulente si sono ampliati oltre all’ambito prettamente educativo a quelli socio-sanitari, al mondo del lavoro, alle pubbliche amministrazioni e alle forze dell’ordine, ecc. Il tema dell’identità sessuale è ora più sentito e per fortuna le facoltà di psicologia hanno iniziato a formare i futuri psicologi su questi temi, così come le scuole di psicoterapia. Quando io mi sono specializzata ancora non era considerata materia curricolare.
Il mio approccio alle tematiche antidiscriminatorie e ai diritti umani parte dalla esperienza del femminismo che mi ha convinto di come alla base della misoginia e dell’omofobia si trovi lo stesso meccanismo: il “normale” è il maschile. Come la vedi?
“Concordo pienamente. Misoginia e omotransnegatività hanno una matrice comune, ossia la costruzione culturale della femminilità e della maschilità concepite come due entità separate, opposte in una gerarchia precisa, in cui la femminilità viene considerata subalterna a quella maschile. La misoginia rappresenta la svalutazione del femminile, similmente l’omosessualità maschile viene denigrata perché considerata la negazione della virilità in un uomo, il quale facendo “cose da femmina” perderebbe la sua maschilità, declassandosi a “femmina”. Un chiaro esempio di come la femminilità viene considerata nella nostra cultura”.
Indagine ILGA (International Lesbian Gay Bisexsual Association) 2019: il punteggio dell’Italia (22) si posiziona vicino a quello degli stati dell’est Europa: Bulgaria (20), Repubblica Ceca (26); per una utile comparazione con un altro degli stati fondatori della UE ricordo che la Francia ha totalizzato un punteggio molto diverso: 63. Sarebbe A TUO PARERE interessante verificare dopo anni di politiche antidiscriminatorie e di lavoro del Tavoli Comunale per contrastare e prevenire le discriminazioni contro le persone LGBTQ+ , insomma fare una valutazione di impatto?
“Ritengo che sia sempre fondamentale avere dei feedback dalle persone e dalle istituzioni direttamente coinvolte per valutare le esperienze sul contesto specifico e su questa base implementare e migliorare il lavoro da svolgere nel futuro. Proprio perché l’approccio del Tavolo è stato fin da subito improntato al confronto, all’ascolto, come detto alla riflessività condivisa. Non si tratta infatti di far calare dall’alto dei progetti, bensì di intercettare le esigenze specifiche e di saper valutare i progetti intrapresi”.
Ultima domanda: qual è il tuo rapporto con il femminismo?
“Come respirare, un atto fisiologico, necessario e istintivo. Una necessità vitale. Per me significa riconoscere il valore della mia identità femminile, essere grata a tutte le femministe che con il loro impegno, la loro forza, la loro vita mi hanno permesso di godere ogni giorno dei diritti che loro hanno conquistato e di essere fermamente convinta che occorre proseguire verso una piena parità tra i generi”.
Natalia Maramotti
Chi è Margherita Graglia
Si è laureata in Psicologia all’Università di Torino, è iscritta al Centro Italiano di Sessuologia (CIS) e alla Federazione Italiana Sessuologia Scientifica (FISS) ; è inoltre docente della Scuola di specializzazione riconosciuta dal MIUR in “Psicologia dello sviluppo e dell’adolescenza di Reggio Emilia, Brescia e Trento”. Psicoterapeuta, sessuologa clinica, formatrice e saggista, affianca alla attività clinica quella di consulente e formatrice in vari ambiti: sanitario, educativo e delle pubbliche amministrazioni. Coordina dalla sua istituzione nel 2015 il Tavolo Interistituzionale per il contrasto all’omotransnegatività e per l’inclusione delle persone LGBTQ+ del Comune di Reggio Emilia. Dal 2014 al 2016 ha partecipato come coordinatrice del team formativo e come docente alla “Strategia Nazionale LGBT per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sulla identità di genere” dell’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR) presso il Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri.. Ha partecipato a numerosi progetti europei sul tema delle differenze di orientamento sessuale e di identità di genere. Ha collaborato a partire dal 2005 con l’Università di Bologna , Facoltà di Psicologia e dal 2014 al 2019 con l’Università di Genova, Facoltà di Medicina. Dal 2006 al 2010 è stata coordinatrice dell’International Boarding di GALE (Global Alliance on LGBT education). E’ componente del Comitato Scientifico della Rivista di Sessuologia . E’ autrice per le Edizioni Carocci di: Le differenze di sesso, genere e orientamento (2019), Omofobia strumenti e analisi di intervento(2012) Psicoterapia e omosessualità (2009) e di altre pubblicazioni scientifiche.