REGGIO EMILIA – Il capannone che ospita lo stabilimento della Dante Gomme è sotto sequestro dal 23 ottobre, da quel sabato pomeriggio in cui avvenne l’omicidio del 29enne Salvatore Silipo, per il quale si trova in carcere il titolare dell’azienda, il 70enne Dante Sestito che fin qui non ha parlato con i magistrati. Tanti gli aspetti ancora da chiarire, a partire dal movente.
Il tempo sembra essersi fermato. Nel cortile ci sono pneumatici e vetture: i clienti che avevano lasciato le gomme in deposito e le auto in riparazione dovranno attendere le decisioni della Procura sul dissequestro dell’area. Tutto è rimasto com’era quel 23 ottobre. Di diverso, rispetto a quel giorno di sole, c’è la pioggia che rende lo scenario ancora più cupo.
La cassetta della posta è aperta e piena di lettere o cataloghi, nessuno evidentemente è più tornato a ritirare.
Gli investigatori, coordinati dal sostituto procuratore Piera Giannusa, hanno ispezionato nelle scorse settimane tutta la ditta all’interno e all’esterno, sono stati eseguiti tutti i rilievi scientifici del caso, non solo nel locale in cui è avvenuto l’omicidio.
L’area è sorvegliata da diverse telecamere. Le immagini sono state acquisite dagli inquirenti.
Proviamo a guardare dentro una finestra, vicino al cancello di via Verga. E’ la finestra forse di un magazzino, forse di un ufficio. All’interno non si vede nulla perché i vetri sono specchiati. Sembra un segno dell’oscurità e del mistero che avvolge questa storia, in cui sono tanti gli aspetti da chiarire. Il contesto e il movente primi tra tutti.