REGGIO EMILIA – “No, per ora nessun videocollegamento. Valuterò in seguito se partecipare al processo”. Queste le parole di Shabbar Abbas a margine dell’ennesima udienza, decisa in via straordinaria, per la sua estradizione. Al padre di Saman Abbas è stato notificato l’invito a comparire in videocollegamento, appunto, nell’aula di Corte d’Assise di Reggio il prossimo 17 marzo: un’istanza avanzata un mese fa dal procuratore capo Calogero Paci, autorizzata dalla presidente della Corte Cristina Beretti e inviata al Pakistan dal ministro per la Giustizia Carlo Nordio.
Questo rifiuto fa sì che la posizione del padre della 18enne uccisa la sera del 30 aprile 2021, inizialmente stralciata, rientri nel processo: il 46enne verrà quindi giudicato in contumacia ma assieme agli altri quattro parenti imputati, lo zio, i due cugini e la madre della ragazza, ancora latitante, e potrà comunque decidere in seguito di comparire a distanza. Come gli altri, è accusato di sequestro, omicidio e soppressione di cadavere.
Per quanto riguarda invece la pratica estradizione, è stata fissata un’altra data ancora, quella del 16 marzo: sono in programma le controdeduzioni da parte del pubblico ministero sull’istanza di rilascio su cauzione di Abbas avanzata dal suo legale, che continua a definire “insufficienti e falsi” gli atti in base ai quali l’Italia chiede la consegna dell’uomo.
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