REGGIO EMILIA – Se non fosse che si tratta di una vicenda gravissima, potremmo definire una barzelletta quello che sta avvenendo in Pakistan, dove nelle ultime ore è andato in scena l’ottavo rinvio in due mesi della questione estradizione di Shabbar Abbas, il padre di Saman, che è tra i cinque imputati per il sequestro e l’omicidio della ragazza.
Dopo l’assenza, la scorsa volta, dell’avvocato difensore, questa volta è stato il pubblico ministero a non presentarsi davanti alla corte di Islamabad, che appunto ha rinviato il tutto al 26 gennaio. L’avvocato difensore del 46enne, intanto, ha chiesto il rilascio su cauzione dell’uomo: il magistrato valuterà l’istanza dopo aver ascoltato, nella prossima udienza, le deduzioni del funzionario del ministero dell’Interno incaricato della vicenda.
Continua quasi quotidianamente l’interlocuzione del procuratore capo Calogero Paci con le autorità. “Quello che sta avvenendo rischia di danneggiare l’intera comunità pakistana, si respira un’aria di distanza” dice il sindaco di Novellara Elena Carletti che dopo la promessa di collaborazione dal precedente console generale del Pakistan a Milano attende ancora di ricevere la visita del nuovo.
Intanto, il paese aspetta anche di poter dare l’ultimo saluto a Saman Abbas: l’ipotesi era che all’inizio dell’anno si potesse iniziare ad organizzarne i funerali, ma all’istituto di medicina legale del capoluogo lombardo proseguono gli accertamenti sui resti della 18enne, alla ricerca di ogni elemento che possa eventualmente diventare una prova nel corso del processo che si aprirà il 10 febbraio con alla sbarra i cinque parenti della ragazza, accusati di averla uccisa la sera del 30 aprile 2021. La nomina di altri due periti ha fatto sì che la Corte d’Assise concedesse altro tempo per le relazioni degli esperti. Sarà comunque il fratello di Saman, che per altro a breve diventerà maggiorenne, a decidere dove e con quali modalità organizzare l’ultimo saluto alla sorella.
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