REGGIO EMILIA – Una decina di minuti appena di dialogo a distanza, attorno a mezzogiorno. Ma l’interprete non c’era e a quanto pare Danish Hasnain comprende veramente poco l’italiano, o almeno così dice. E’ durato quindi pochissimo il primo dialogo tra il 34enne zio paterno di Saman Abbas, l’indagato numero uno per l’omicidio della ragazza, accusato di averla uccisa si ipotizza strangolandola, e il suo legale, l’avvocato Lalla Gherpelli. “Gli ho spiegato che se lunedì deciderà di parlare dovrà farlo con chiarezza” dice l’avvocato, ma subito Danish ha fatto capire di non capire ed è stato pressocché inutile continuare.
Lunedì infatti, alle 14.30, il pakistano comparirà davanti al gip Luca Ramponi per l’interrogatorio di garanzia e potrà naturalmente decidere se avvalersi della facoltà di non rispondere. In quell’occasione l’interprete sarà per forza presente e prima dell’udienza l’avvocato Gherpelli conferirà di nuovo con lui. Difficile fare previsioni.
Durante le udienze parigine Danish ha parlato eccome, ma nulla di quello che ha detto ha fatto progredire le indagini: è passato dal “Non c’entro nulla” al “Non so niente” al “Non c’è stato nessun omicidio, per questo il corpo di Saman non si trova”. Eppure Danish si è allontanato da Novellara in fretta e furia a poche ore dal presunto omicidio. Eppure si è reso irreperibile per mesi, eppure quando è stato arrestato ha negato fino all’ultimo di essere la persona che le forze dell’ordine stavano cercando e ha fornito un documento falso alla polizia.
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