REGGIO EMILIA – Poco meno di 40 udienze, e tra qualche giorno sapremo quale sarà il verdetto di primo grado del processo per l’omicidio di Saman Abbas. Un iter, prima delle indagini e poi in aula di Corte d’Assise, per stabilire la verità sulle responsabilità dell’uccisione della 18enne di Novellara, ma anche, nelle ultime udienze in particolare, una battaglia senza esclusione di colpi tra accusa e difesa. “Ma non tutto è giustificato dal contraddittorio – ha detto il procuratore capo Calogero Paci durante la replica finale della procura, che ha preceduto quella delle parti civili – C’è da rabbridire rispetto a quello che è stato detto dalle difese, che hanno dipinto un museo degli orrori di cui procura e polizia giudiziaria si sarebbero rese responsabili. Indagini fatte male, violato sistematicamente il diritto di difesa, distrutti gli elementi di prova…ho trovato fuor d’opera queste espressioni”, ha continuato Paci, rifendosi alle dure critiche espresse appunto dagli avvocati difensori durante le loro arringhe. Per un errore di calcolo – anche questo era stato un tema delle arringhe dei legali – la procura ha riformulato la richiesta di condanna per tre dei cinque imputati, lo zio e i due cugini, richiesta passata da 30 a 26 anni.
Martedì 19 dicembre questo primo grado finirà: dopo le repliche degli stessi difensori, la parola passerà a Shabbar Abbas, il padre della ragazza, che nelle scorse settimane aveva annunciato, tramite i suoi legali, di voler rilasciare spontanee dichiarazioni, dopodichè la Corte si ritirerà in camera di consiglio. Ma fino all’ultimo quindi potrebbero esserci delle sorprese.
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